Chiedo ai lettori di Campania Notizie di usarmi una cortesia. Leggete e giudicate questo articolo entrando nel merito del gravissimo fatto di cronaca qui esposto. Non vi chiedo, non l’ho mai fatto, di non criticare il contenuto del pezzo. Ma non soffermatevi sulla cornice. Guardate con attenzione il quadro. Un altro mio auspicio è che la magistratura apra un fascicolo, anche a mio carico, per fare chiarezza su una vicenda torbida e aberrante. Scrivo oggi queste righe perché finalmente ci siamo procurati prove schiaccianti e inconfutabili (testimoni e audio) che al momento opportuno consegneremo alla Procura. Veniamo al dunque. Da qualche tempo, ma questo è l’aspetto meno rilevante (la cornice), l’ex vicesindaco di Gricignano d’Aversa Andrea Aquilante sta conducendo una campagna social quotidiana diffamatoria e persecutoria nei confronti del sottoscritto e della mia famiglia. Al punto che ormai non si contano più le telefonate e i messaggi di solidarietà nei miei confronti ricevuti negli ultimi giorni. Una marea. Però, ribadisco, questo non conta. L’autore di questa campagna e tutti coloro i quali hanno espresso commenti denigratori ne risponderanno (compresi i profili falsi) in Tribunale. Ho presentato una dozzina di querele, non solo per diffamazione, e altre dieci le devo solo depositare. Diversi pm hanno già avviato le indagini. Giacché mi trovo ricordo che Aquilante è già sotto processo a seguito di una mia denuncia.
Da cosa nasce tanto livore espresso tra l’altro in modo talmente sguaiato con attacchi destituiti di ogni fondamento da far impallidire anche il più spregevole degli uomini? Spiegarlo è facilissimo. Da molto tempo ci sono giunte diverse segnalazioni anche da fonti attendibili e autorevoli purtroppo mai suffragate da inconfutabili riscontri secondo le quali Aquilante, impegnato direttamente in politica dal 2013, fosse un possibile pedofilo. L’8 luglio del 2004 fu coinvolto in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Le indagini furono condotte dal pubblico ministero Donato Ceglie. Gli inquirenti disposero decine di perquisizioni. Cosa scoprirono? L’acquisto da parte delle persone indagate di materiale pedopornografico tramite un sito internet. Dell’inchiesta parlarono anche alcuni quotidiani casertani. Alla conclusione delle indagini l’ex assessore Aquilante ne uscì pulito. Nonostante l’esito positivo si rincorrevano centinaia di voci inquietanti e tantissime persone, soprattutto quelle che lo conoscevano bene, storsero il naso sollevando dubbi e perplessità su come mai fosse stata archiviata la vicenda. Essendo soggetti anche molto legati ad Aquilante siamo andati a caccia di riscontri. Volevamo scoprire la verità. Non per una questione personale. Non ho mai parlato con lui, eccetto una volta. Ma da cronista sentivo il dovere di sapere se un politico che poi ha ricoperto la carica di vicesindaco fosse o meno un pedofilo. Finalmente, il tempo è sempre galantuomo, siamo riusciti a ricostruire il caso nei minimi dettagli.
Ve lo raccontiamo. L’8 luglio 2004 Andrea Aquilante viene beccato dagli investigatori per l’acquisto online di materiale pedopornografico. Scattano le indagini a suo carico. È un bel guaio. Lo zio Andrea Lettieri, a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, all’epoca sindaco di Gricignano, apprende la notizia dal giornale. Lo convoca immediatamente nel suo ufficio e tra una parolaccia e l’altra (tutte ampiamente giustificate, noi avremmo fatto la stessa cosa) gli dice di vergognarsi. Aquilante abbozza una minima difesa. Ma non può negare il fatto perché gli inquirenti hanno gravissimi e comprovati indizi di colpevolezza a suo carico. Lettieri riflette un attimo. E poi per salvare suo nipote contatta Angelo Brancaccio, a quei tempi sindaco di Orta di Atella, oggi in cella per camorra. Perché si rivolge a Brancaccio? Presto detto. Perché in quegli anni l’ex primo cittadino ortese e il pm Ceglie avevano rapporti fraterni. Talmente stretti da andare a donne assieme. Addirittura da una delle tante inchieste su Brancaccio emerge che Ceglie lo informava delle indagini a suo carico in modo da fargli “fare attenzione” e sapere in anticipo le mosse degli inquirenti.
Chi meglio di Brancaccio poteva togliere dai guai Aquilante? Ovviamente Lettieri ne parlò con lui. Brancaccio senza batter ciglio lo rassicurò. “Stai tranquillo, ne parlo io con Ceglie e togliamo quella merda di tuo nipote da questo casino, io schifo i pedofili ma per te mi metto a disposizione”, queste in estrema sintesi le parole dell’allora padrone di Orta di Atella. Nel giro di poche ore Brancaccio incontra il pm Ceglie e gli chiede la cortesia di stralciare Andrea Aquilante dall’inchiesta. Considerati i rapporti tra i due il pubblico ministero accolse la richiesta e gli disse “ritienila cosa fatta”. Risultato? L’ex vicesindaco di Gricignano si salvò. Il suo nome fu stralciato dal procedimento sulla pedopornografia.
Vi pongo alcune domande e poi chiudo. È accanimento o peggio ancora un fatto personalistico informare i cittadini e gli elettori che un possibile candidato alle prossime comunali, cioè Aquilante, sia stato graziato per l’intervento di due potenti politici di allora? È doveroso per un giornalista denunciare che un personaggio ancora sulla scena politica abbia evitato un processo per pedopornografia perché le indagini furono truccate? Una notizia del genere è di rilevanza pubblica oppure no? Quando si è innocenti e si ha la coscienza pulita non si ricorre a ingerenze politico-giudiziarie. Si affronta il procedimento penale e si dimostra la propria estraneità ai fatti. Non è avvenuto. E dico fin d’ora che tra i testimoni a mio favore in un eventuale e auspicato processo per diffamazione ai miei danni chiamerò Andrea Lettieri e Angelo Brancaccio. Non negheranno.
Ho fatto il mio dovere. Vi ho informato. Per me l’ex assessore Andrea Aquilante è un capitolo chiuso. Il suo nome non apparirà mai più su Campania Notizie. Salvo in caso di fatti di cronaca, di condanne penali o di arresto, ipotesi da non escludere in quanto il Tribunale Napoli Nord lo sta processando per aver chiesto ai tempi della sua vicesindacatura una tangente di 100mila euro e posti di lavoro a un imprenditore. Per difendermi dalle sue insulse accuse mi sono rivolto come sempre alla magistratura nella quale credo fortemente. Con lui e con chi sui social denigra me e i miei familiari ci vedremo in Tribunale. Spetta alla giustizia stabilire tra me e lui chi è perbene e chi uno squallido individuo che per le proprie nefandezze non merita di appartenere al genere umano.
Mario De Michele