Si godevano le vacanze a Positano, una delle zone più belle e del Mediterraneo. Non potevano sapere che nella hall di uno dei più lussuosi alberghi della Costiera, non erano soli ma in compagnia di carabinieri in borghese, mimetizzati tra i frequentatori dell’hotel. Al San Pietro, nella perla della costiera amalfitana, massima discrezione, con volti distesi e rilassati ci sono i due dei soggetti finiti al centro dell’inchiesta sui vertici della Rete ferroviaria italiana: Massimo Iorani, dirigente romano dell’area tecnico-commerciale; e Nicola Schiavone, classe 1954, a sua volta ritenuto espressione imprenditoriale ed affaristica della potente camorra dei casalesi. Era l’8 settembre scorso, alla reception, Schiavone salda il conto del soggiorno di Iorani, rigorosamente in contanti, leggendo la distinta delle spese, con tanto di gita in barca. Tutto viene registrato, fotografato e intercettato, grazie al lavoro di appostamento dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, in un’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli. Al lavoro i pm Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, sotto il coordinamento dell’aggiunto Luigi Frunzio, ieri mattina ancora blitz e acquisizioni di documenti: i carabinieri sono tornati negli uffici romani di piazza Croce rossa, mentre un decreto di perquisizione è stato notificato nei confronti di un altro dirigente della Rfi, vale a dire Pierfrancesco Bellotti, manager del reparto di tecnologia, sempre in relazione ad alcuni contatti con Schiavone.