Che fosse sempre stato tanto fumo e poco arrosto lo si è capito dalla sua discesa in campo da candida di Marcianise. Tante chiacchiere. Pochi fatti. Ma che si riducesse ad essere patetico forse non se lo aspettava nemmeno il suo più acerrimo detrattore. In una lettera che sa di addio alla poltrona (finalmente!) Antonello Velardi varca ampiamente la soglia del ridicolo. “Cari concittadini, sono ore decisive per il futuro dell’Amministrazione comunale di Marcianise. Ancora pochi giorni e mi manderanno a casa. Me ne vado con molto orgoglio e con la coscienza pulita, certo di aver finora amministrato solo ed esclusivamente nell’interesse della città. Attenzione: sentirete parlare spesso in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, molti signori della politica che vi diranno che hanno a cuore gli interessi della città. Prima di credere a ciò che loro dicono, vi invito a riflettere e a farvi una vostra idea. Mi mandano a casa perché non mi perdonano di aver reso il Comune più efficiente e per essermi battuto per la trasparenza. Una parte della maggioranza, il gruppo del Pd, ha annunciato che voterà contro il bilancio. È una questione di numeri: la legge impone l’approvazione, se il bilancio viene bocciato si va tutti a casa. È quello che accadrà a Marcianise mercoledì prossimo, nel corso del consiglio comunale”.
Con i soliti toni strappalacrime Velardi aggiunge: “Vi ringrazio molto per il sostegno che mi avete dato in questi mesi per me molto difficili. Sono orgoglioso di aver aiutato a far crescere la mia Marcianise, sono felice di aver fatto un lavoro riconosciuto dalla gente, da voi. L’ho fatto con dignità e onore, come avevo annunciato. Non avevo e non ho alcun interesse, non l’ho mai avuto. Giratevi attorno e guardate ciò che abbiamo fatto: abbiamo toccato interessi e situazioni che nessuno in trent’anni ha avuto il coraggio di toccare. Grazie ancora. Ci sentiremo a Pasqua per gli auguri. A tutti un affettuoso abbraccio”. Come sempre la colpa non mai la sua. Sono sempre gli altri ad essere dalla parte del torto. L’umiltà non è il forte di Velardi. Ma sentirsi unto dal Signore ci pare un po’ troppo. Prima che vada a casa trovi il tempo di spiegare nel merito se è vero che è costato alle casse comunali ben 200mila euro di permessi di lavoro. Sarebbe meno patetico.
Mario De Michele