Trentuno marzo 2003. All’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano con parto cesareo nasce il frutto dell’amore tra Bianca De Santis e Ciro Cicchella. Il bimbo viene alla luce dopo una gestazione di soli 7 mesi, motivo per cui viene ricoverato di prassi al reparto Tin (Terapia intensiva neonatale) dello stesso nosocomio. Mamma Bianca poco dopo il parto viene dimessa, mentre il piccolo rimane in reparto per quasi 20 giorni. Al primo controllo di routine effettuato poi al bambino nelle prime settimane di vita l’amara scoperta: il bimbo è affetto da una patologia denominata leucomalacia periventricolare cistica. La leucomalacia periventricolare consiste nell’ammorbidimento o necrosi della sostanza bianca cerebrale vicina ai ventricoli cerebrali laterali. Questa patologia determina l’insorgenza di una serie di problematiche per cui ancora oggi, a 16 anni, deve sostenere cure ed interventi continui. Ma torniamo indietro ai primi anni di vita del piccolo. I genitori iniziano a girare diversi ospedali del paese in cerca delle migliori cure per le condizioni del loro figlio. Napoli, Siena, Milano sono solo alcune delle città dove si sono recati presso specialisti. Nel corso degli anni consultando diversi dottori emergeva sempre in modo ricorrente la stessa richiesta: “Dov’è l’esame cardiotocografico?”.
Questo esame va fatto di norma prima del parto durante la fase del travaglio per valutare il benessere fetale e consiste in un monitoraggio attraverso due sonde che vengono applicate sull’addome della donna e mantenute in posizione mediante delle fasce elastiche al fine di rilevare 2 fattori: la frequenza cardiaca fetale (Cardio) e la contrattilità uterina (Toco). Passando gli anni Bianca e Ciro iniziano ad avere il dubbio che non siano state eseguite dai medici al momento del parto tutte le procedure necessarie e corrette e si rivolgono ad un medico-legale, il prof. Massimo Esposito della Federico II che ha messo in rilievo (tra le varie incongruenze riscontate) essenzialmente 2 elementi importanti: la mancanza in cartella clinica della motivazione per cui si è ricorso al parto cesareo e l’assenza del tracciato tococardiografico. Così nel 2010 decidono di intentare una causa di risarcimento danni nei confronti dell’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta per presunta responsabilità professionale dei medici che si occuparono del parto. Una causa lunga e ancora in corso (sono in attesa di sentenza finale) che ha visto il prolungarsi di un lungo iter giudiziario e il passaggio di consegne tra 3 giudici diversi. “Abbiamo deciso di fare causa all’ospedale per ottenere chiarezza. Nel caso fosse emersa negligenza da parte dei medici e quindi avremmo ottenuto risarcimento, questo sarebbe servito a migliorare le condizioni di vita di nostro figlio”. Nominato Ctu dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in questo lungo corso giudiziario il dottor Francesco Forleo, attuale primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Moscati di Aversa e consigliere di maggioranza nello stesso comune.
Con l’assistenza dei propri legali e nei diversi incontri con Forleo, Bianca e Ciro si sono sempre battuti per ottenere copia del tracciato tococardiografico dal momento che anche se non è presente nella copia della cartella clinica in possesso dai coniugi è stato dichiarato in più occasioni come esistente. Si evince dalla relazione di parere medico legale dell’ospedale di Caserta infatti che era stato rinvenuto un tracciato CTG sbiadito dal tempo (ma ancora leggibile tanto da consentire di rilevare reperti del tutto rassicuranti). I sanitari del nosocomio casertano dal canto loro ritengono di aver agito secondo la prassi ed in maniera professionalmente ineccepibile ritenendo che non vi sia alcun rapporto di causalità tra l’operato della divisione di ostetricia e ginecologia e l’insorgenza della patologia. Questo accadeva già nel 2010. Ebbene tale tracciato però non è stato poi di fatto mai esibito in sede giudiziaria. Più volte i due coniugi hanno chiesto chiarimenti al Ctu Forleo in merito al tracciato, ma secondo loro “il dottore è stato sempre evasivo rispetto a tale richiesta”. In diverse relazioni tecniche e risposte a richieste di chiarimenti, Forleo ha indicato i motivi per cui non ha ritenuto indispensabile chiedere l’acquisizione del tracciato agli atti. Tra questi vengono citati l’indice Apgar alla nascita buono, il peso adeguato, il fatto che la mamma era già in travaglio iniziale al momento del ricovero.
Bianca e Ciro continuano però a lottare per ottenere chiarezza e giustizia. Soprattutto perché al netto di tutti i rimpalli tra le parti questo tracciato in ogni caso non è mai stato presentato. “Non abbiamo niente contro la persona del dottor Forleo, ma in qualità di Ctu vogliamo avere delle risposte che non ci ha mai dato. Vogliamo che questo tracciato se realmente esistente sia esibito e preso in considerazione”. Questa è la loro principale richiesta. “Abbiamo raccontato pubblicamente la nostra esperienza per due motivi fondamentali: ottenere le risposte che dopo anni di processo e soldi spesi non abbiamo ancora avuto e porre quanta più attenzione possibile su casi come il nostro affinché ciò che è successo a noi non accada mai più”.
Valentina Piermalese