Ha destato molto scalpore e non poco interesse mediatico la faccenda della compravendita di voti ad Acerra. Tanto da arrivare al Parlamento, con un’interrogazione, da parte di deputati pentastellati, al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Come emerso da varie inchieste giornalistiche, il fenomeno sarebbe molto diffuso nella città del Napoletano. Tra i personaggi maggiormente coinvolti vi è l’ex consigliere di maggioranza, Nicola Ricchiuti, decaduto dalla carica nel 2013, imprenditore nel settore della vigilanza, con un legame di parentela con l’attuale primo cittadino Raffaele Lettieri (è marito di una cugina del sindaco), e condannato in primo grado, nel marzo del 2017, a 10 mesi di reclusione. In primo grado furono condannati anche un dipendente di una ditta di Ricchiuti (a quattro mesi) e una terza persona, un muratore disoccupato e reclutato, secondo l’accusa, per promettere posti di lavoro in cambio di voti. Il manovale ha poi patteggiato una condanna a sei mesi. Ma lo scandalo, portato avanti già dagli uomini del commissariato nel 2012 e per il quale era stato ipotizzato lo scioglimento del civico consesso, non si ferma a Ricchiuti.
“Numerose testimonianze dei cittadini di Acerra evidenziano la pratica estremamente diffusa della compravendita di voti nel corso delle campagne elettorali per le elezioni comunali. In particolare, più intervistati confermano, con specifico riferimento alle elezioni tenutesi nel 2012, di aver ricevuto offerte in denaro ovvero in buoni spesa in cambio del voto o all’offerta di posti di lavoro per brevi periodi, sempre in cambio del voto; dall’inchiesta giornalistica emerge come nel corso dell’ultima campagna elettorale si sia sviluppata una sorta di «asta dei voti»; diversi intervistati hanno individuato come migliori offerenti l’attuale sindaco Raffaele Lettieri e il consigliere comunale di maggioranza Pino Puopolo”. Questo è quanto contenuto nell’interrogazione presentata al ministro, a prima firma di Antonio Del Monaco che sul caso dichiara: “Ciò che è successo ad Acerra non può passare inosservato. Abbiamo il compito e il dovere di tutelare la democrazia e di ripristinare la legalità”. Parole alle quali fa eco il noto attivista Alessandro Cannavacciuolo, sempre attento alle faccende che riguardano il territorio acerrano e che ha contribuito all’arresto dei fratelli Pellini per disastro ambientale: “Un sistema ramificato che va avanti da troppo tempo. Intervenga la Procura”.
“A giugno 2017, in forma anonima – continua l’interrogazione – è stato recapitato ad un comando di polizia giudiziaria un video in cui due uomini parlano tra loro di una strada asfaltata a spese di un candidato, poi divenuto consigliere di maggioranza, prima delle elezioni comunali di Acerra. Il tutto sarebbe stato fatto in cambio di voti. Il video, successivamente integrato con una registrazione vocale, è stato consegnato alla Guardia di finanza. Dallo stesso emerge che uno dei due uomini sia consapevole che certe pratiche di gestione del consenso elettorale puntino a «comprare» il voto attraverso elargizione di servizi e favori, facendo cenno anche ad assunzioni in ditte private come strumento «normale» della campagna elettorale”. Fino ad arrivare agli ultimi eventi del 12 settembre 2019, in cui per un soffio si è evitato il decadimento del processo, attualmente in corso proprio sul voto di scambio e con i soggetti citati coinvolti, per una clamorosa sparizione dei fascicoli poi ricostruiti.
Luigi Viglione