La tensione era palpabile stamattina nell’udienza alla corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere del processo a carico del capo del clan dei casalesi, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, difeso dall’avvocato Mauro Valentino, per l’omicidio di Giuseppe Quadrano, postino di Casal di Principe, omonimo e cugino del killer di don Peppe Diana, i cui familiari sono rappresentati dall’avvocato Gianni Zara. Chiamato a testimoniare, il Quadrano killer ha ribadito che l’omicidio del suo familiare avvenne per la volontà del clan Schiavone al fine di punire i collaboratori di giustizia e che il suo familiare non c’entrasse nulla con le dinamiche della camorra. “Il pentitismo è cominciato nel gruppo Schiavone”, ha dichiarato Quadrano. Ma, secondo la sua ricostruzione, i membri della famiglia Schiavone sarebbero stati risparmiati da quella scia di sangue precisando che una parente di Carmine Schiavone riuscì a sfuggire ai sicari. Dichiarazioni che hanno innervosito il capoclan che ha preso la parola. Quadrano, Secondo Sandokan, Quadrano è il responsabile dell’omicidio di don Peppe Diana. “Lo sanno tutti”, ha detto ed ora sarebbe sua intenzione buttare le sue colpe su altri. Secca la risposta di Quadrano: “Non ho ucciso io don Peppe Diana”. Ma l’infuocata udienza non si è solo limitata al botta e risposta tra i due capi di camorra. “Quello che fa o che dice il mio ex figlio non mi riguarda più” ha dichiarato il boss Sandokan, in video collegamento con la corte. Ha poi anche accusato la presidente, Giovanna Napoletano, di avere dei pregiudizi nei suoi confronti. “Non voglio essere giudicato da lei perché mi ha già condannato due volte e ha dei pregiudizi”. Contro la giudice Napoletano, Schiavone per il tramite del suo avvocato aveva già chiesto la ricusazione ma il Csm non ha ravvisato alcun tipo di motivo. A riferirlo è stata la stessa Napoletano a margine dell’udienza, sottolineando l’assenza di qualsivoglia incompatibilità.
Il processo riprenderà alla fine di marzo quando sul banco dei testimoni della difesa ci sarà Francesco Schiavone (Cicciariello), cugino di Sandokan e già condannato in abbreviato per il delitto del postino. Quadrano, secondo quanto ricostruito, venne intercettato dal clan per fare da intermediario con il cugino pentito ed invitarlo a ritrattare. Gli sarebbero stati offerti anche dei soldi ma il dipendente delle poste preferì starne fuori, di non voler avere nulla a che fare con la malavita. Così venne eliminato: fu raggiunto fuori al bar Orientale di San Cipriano d’Aversa e crivellato con 12 colpi di arma da fuoco.