Una “banda paramilitare” responsabile non solo del raid di novembre alla banca Unicredit di Aversa ma anche di un precedente colpo, fallito, ad Acerra. L’ha definita così Francesco Greco, capo della Procura di Napoli Nord. L’operazione, che ha portato a otto misure cautelari, è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa a Palazzo di giustizia di Aversa e ha coinvolto le squadre mobili di Napoli e Caserta e i carabinieri di Castello di Cisterna. Otto le persone fermate, specialisti del crimine, residenti tra Caivano, Pomigliano, Afragola, Acerra, Nocera Inferiore e Aversa. Per portare via le cassette di sicurezza la notte del 22 novembre la gang ha impiegato meno di dieci minuti dopo aver chiuso i varchi di accesso alla città con sette tir e tre auto. Fondamentali le immagini registrate da sofisticate telecamere per rilievo targhe che hanno consentito agli investigatori di scoprire che una delle auto e un camion usati per chiudere gli accessi alla città furono rubati alla stessa persona. I due veicoli sono stati filmati qualche ora prima del colpo ed é stato questo il punto di partenza per le indagini. Una sinergia nelle indagini tra Polizia di Stato del Commissariato di Aversa, Carabinieri di Castello di Cisterna, Questura di Caserta e Squadra Mobile di Napoli. Fondamentali sono stati i filmati delle telecamere pubbliche e private, dalle leggi targhe e dalle intercettazioni telefoniche. Durante la perquisizione rinvenuti denaro, monili d’oro e gioielli. La banda usava dei jammer per il disturbo delle comunicazioni. Le indagini sul colpo all’Unicredit hanno avuto la svolta su due elementi: la prima e’ la presenza dei camion in una stazione di servizio dove era stata parcheggiata la sera prima. Ma l’errore più grande e’ che l’automobile che aveva scortato uno dei camion, era intestata al proprietario del mezzo. Si è così riusciti a ricostruire persona per persona, tutti i membri della banda, fatta da pluripregiudicati specializzati nel settore.

 

 

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