Stava trascorrendo una serata di licenza insieme alla fidanzata il carabiniere che ha sparato al 15enne durante un tentativo di rapina. L’appuntato era intento a fare manovra per parcheggiare la sua auto quando ha visto avvicinarsi lo scooter con a bordo i due ragazzi. Dietro c’era Ugo Russo, che estrae l’arma, successivamente emerso fosse solo una replica, e intima al carabiniere di consegnare il rolex. L’appuntato si qualifica, ma poi ha il sentore che il ragazzo avesse scarrellato la pistola come per mettere il colpo in canna, allora estrae anche lui l’arma e fa fuoco. Tre volte. Due proiettili raggiungono il 15enne al petto e al capo. Il foro di entrata di quest’ultimo alla base del collo. Il giovanissimo rapinatore aveva lo scaldacollo nero, il casco integrale, il volto travisato. Era impossibile riconoscere la sagoma di un ragazzino, anche perché l’aggressione è avvenuta di notte, in una manciata di secondi.
Ha risposto alle domande del pm Simone de Roxas nel corso della primissima fase investigativa, accudito dal proprio legale di fiducia. Gran parte degli elementi raccolti in questa storia dipendono dalla sua versione dei fatti, che ovviamente dovrà essere verificata alla luce di autopsia e di possibili immagini dell’agguato. Ora il fascicolo è sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe, che guida le indagini di criminalità predatoria. Un militare indagato, l’inchiesta che oscilla tra il reato colposo e quello doloso: da un lato, l’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa; dall’altro la possibilità che gli inquirenti si convincano a iscrivere il fascicolo per omicidio volontario. Al momento ci sono le dichiarazioni rese dal 17enne, finito ieri agli arresti su ordine della Procura dei minori. Difeso dal penalista Mario Bruno, il complice sostiene di essere scappato per spavento, lasciando a terra il proprio amico, nel timore di essere colpito. Tuttavia è quanto successo dopo, verso le quattro di domenica mattina, quando due soggetti, tra i 17 e i 18 anni, si fanno passano all’esterno della caserma Pastrengo, sparano dei colpi, ad altezza d’uomo, all’indirizzo della caserma stessa. Una scena mai accaduta e animata con molte probabilità dalla rabbia contro un carabiniere indicato come responsabile della morte del 15enne. Su questo episodio sono state avviate delle indagini sul clan Saltalamacchia della Pignasecca, quartiere dove si trova anche l’ospedale Vecchio Pellegrini il cui Pronto Soccorso è stato devastato poco prima dai parenti del 15enne morto.