“L’ identità non si cancella per un debito “. E’ questo il claim della campagna di sensibilizzazione promosso da “Semia Onlus” la neonata associazione radicata sul territorio Casertano, circa la reale situazione che caratterizza in questa fase uno dei siti Borbonici che dopo la Reggia di Caserta rappresenta uno dei simboli principali dell’identità casertana.
“E’ opportuno” afferma Giovanni Vitale presidente dell’associazione “ che la classe politica ponga al centro del dibattito il ruolo strategico dell’identità del territorio, tenendo presente che le criticità economiche che condizionano in questa fase i vari enti pubblici, non consentono agli stessi la possibilità di acquistare la Reggia specie senza una solida riflessione e programmazione circa la sua destinazione d’uso. Infatti è d’uopo che la politica in questa fase possa con un progetto solido che ricordi nella mission il ruolo storico della Reggia. che nella sua destinazione originale ospitava una dinamica azienda agricola ed una solida struttura allevamenti di pregiate razze equine. Come si può dimenticare oggi che un patrimonio bufalino che frutta all’intero indotto più di 600 miliardi delle vecchie lire, oggi non sia dotato di un centro di ricerca genetico sulla bufala mediterranea, centro attorno al quale convergerebbero gli interssi dell’intera filiera e dei soggetti pubblici. Ricordiamo altresì che proprio i Borboni, oltre a valorizzare la bufala Mediterranea, avevano creato all’interno della Reggia, un vero e proprio allevamento equestre per arrivare a sublimare la razza equina del cavallo Persano ed ottenere”l’ippotrofio”, un cavallo geneticamente perfetto, la cui tradizione insieme alle altre legate al mondo equestre, sono state da questo territorio completamente dimenticate, a differenza degli spagnoli che ne fanno oggi un’eccellenza esportata in tutto il mondo. Di qui il nostro accorato appello al mondo politico e al mondo delle associazioni e delle categorie professionali, affinchè si possa, non solo salvare la Reggia di Carditello, da una fredda procedura di espropriazione immobiliare, ma di individuare un progetto, che rispetti la reale vocazione del sito apportando allo stesso tempo dinamiche virtuose di promozione del territorio.