Con l’accusa di aver emesso false fatturazioni per un ammontare di oltre 180 milioni di euro, due persone sono state arrestate a Salerno dalla Guardia di Finanza. La frode, scoperta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, vede indagate anche altre venti persone.
Agli arresti domiciliari sono finiti padre e figlia in qualità rispettivamente di amministratore di fatto e di diritto di una società operante nel settore della commercializzazione di prodotti hi-tech con sede nel capoluogo. Il danno all’erario ammonta a 20 milioni di euro di Iva evasa. La ‘frode carosello’ all’Iva è venuta alla luce nel corso di una verifica effettuata dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Salerno, diretti dal tenente colonnello Antonio Mancazzo, ad una società operante nel settore della commercializzazione della telefonia mobile e di prodotti informatici operante nel centro di Salerno che aveva fatto registrare un aumento esponenziale del proprio volume di vendita, passando dal milione e mezzo di euro del 2006 agli oltre 63 milioni comunicati per l’anno 2009. La stessa, inoltre, sostanzialmente priva di depositi, personale e mezzi che potessero giustificare un aumento vorticoso del giro di affari in pochissimi anni, era di fatto gestita da un dipendente di un istituto di credito mentre la ditta era intestata formalmente alla figlia. Gli esiti delle attività ispettive hanno consentito di accertare il coinvolgimento della ditta salernitana in una più ampia e complessa frode attuata al di fuori dei confini regionali con il ruolo di ‘filtro’, interponendosi tra società “cartiere” e reali beneficiari non solo della merce ma anche della condotta fiscalmente vietata. Infatti, la società da un lato riceveva fatture false da “società di fatto inesistenti” e dall’altro emetteva fatture per operazioni in realtà non avvenute nei confronti dei clienti finali. Le società cartiere e quelle beneficiarie venivano individuate in varie regioni d’Italia, tra cui Lazio, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. In sostanza, la vendita solo ‘cartolare’ mediante false fatture era finalizzata a regolarizzare acquisti avvenuti da paesi comunitari che, in quanto tali, non permettono la detrazione dell’Iva.