Mario Paciolla, il ricordo di un uomo coraggioso. Abbiamo incontrato la madre, nove mesi circa dalla sua morte avvenuta in Colombia. Mario era un collaboratore dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite, trovato senza vita il 15 luglio 2020 nella sua residenza a San Vicente del Caguán in Columbia. Il giorno prima di morire aveva acquistato un biglietto di ritorno per Napoli, ma il 24 luglio a rientrare è stata solo la sua salma. La vicenda precedentemente bollata come suicidio si è trasformata in un caso misterioso, presumibilmente un omicidio. Una vita così intensa, però, non resta nell’ombra ma vive nei ricordi di chi lo ha amato e chi ancora oggi continua la sua battaglia per costruire la pace. Dopo quasi un anno dalla sua scomparsa, i genitori ricordano ancora una volta il figlio Mario. A parlare è la madre, Anna Motta.
Ciao Anna, innanzitutto tutta la nostra vicinanza. Vorrei innanzitutto chiedere: Chi era Mario Paciolla, non come un collaboratore dell’Onu, ma come uomo, attraverso i tuoi occhi di madre?
Mario sin da piccolo era un bambino curioso e vivace, a scuola è sempre stato diligente. Da adulto si è sempre impegnato in ciò che faceva, perseverando nei suoi obiettivi e raggiungendo ciò che si prefiggeva. Aveva molti amici, in quanto il suo carattere empatico e socievole gli consentiva di entrare subito in confidenza con le persone che incontrava e con le quali riusciva a mantenere relazioni di lunga durata.
Cosa hai scoperto del tuo Mario che non conoscevi?
Dopo la sua morte, attraverso le testimonianze di chi gli è stato amico e che con lui ha avuto rapporti di lavoro, abbiamo saputo di quanto lui fosse impegnato e preparato, di come era competente nella specificità della sua professione, ma soprattutto del suo essere amico di tutti, di come si prodigasse per gli altri e del suo impegno a favore degli ultimi.
Cosa significava l’Onu per Mario?
Noi pensiamo che gli obiettivi di Mario fossero quelli di mettere a disposizione le sue competenze, per contribuire fattivamente al riconoscimento e alla realizzazione degli accordi di pace, quindi abbia visto nell’Onu una strada importante ma rimanendo successivamente deluso, considerando le sue due ultime partenze in cui ha dimostrato una “certa fatica” e poco entusiasmo. A dicembre 2019, infatti, ci disse proprio che se l’Onu avesse voluto “tirarlo dentro” lui li avrebbe lasciati.
Quali sono le iniziative che state progettando per tener vivo il ricordo di Mario?
Stiamo coinvolgendo diversi comuni per l’esposizione di banner con la scritta “Giustizia per Mario Paciolla” ma anche targhe che ricordano il suo sacrificio, o qualsiasi iniziativa che gridi a gran voce, insieme a noi, “verità e giustizia”, per dare il doveroso riconoscimento a Mario ma anche alle tante persone che lavorano per un mondo migliore.
Come vi siete sentiti nel momento in cui è stata accantonata l’ipotesi del suicidio?
Noi non abbiamo mai creduto nella tesi del suicidio, neanche per un istante, ed è proprio dall’0rganizzazione delle Nazioni Unite che vogliamo risposte, in quanto suo datore di lavoro. Pensiamo che la morte di nostro figlio sia stata decisa nei suoi ultimi cinque giorni di vita, Mario aveva un biglietto e una documentazione pronta per tornare a Napoli.
A che punto sono le indagini della Procura Italiana, dopo quasi un anno?
Dalla Procura Italiana non abbiamo notizie certe, sappiamo che le loro indagini sono orientate all’ipotesi di omicidio, che lavorano intensamente in collaborazione con i ROS; inoltre, sappiamo dai giornali che ultimamente si sono recati in Columbia per ulteriori accertamenti.
Cosa possono fare le persone a te vicine per tener vivo il ricordo di Mario e per aiutarti in questo percorso?
In questo periodo di pandemia è davvero difficile poter organizzare manifestazioni che ricordano chi era Mario, quindi chiediamo massima condivisione sui canali social, Facebook, Twitter, Instagram, affinché il caso di Mario Paciolla possa giungere a conoscenza di quante più persone possibile.
Grazie per la sua disponibilità e spero vivamente che possiate trovare la verità, e con la verità soprattutto la pace che meritate.
Noemi Tavoletta
Noemi Tavoletta