La pioggia si è fusa alle lacrime ieri mattina, in Largo Berlinguer, per il pianto di guerra degli ucraini-napoletani. Decine di loro hanno perso il contatto con fratelli, figli, padri e cugini che «hanno iniziato a combattere a Kiev per la resistenza contro l’esercito di Putin». Ecco le storie dei nuovi partigiani di un conflitto intempestivo e delle sue bombe incivili che, all’improvviso, hanno ricacciato l’Europa indietro nel ’900. Centinaia di presenti, nonostante il maltempo, si sono ritrovati alle 11 in via Toledo per dire basta alla strage. Tra gli altri, il vicesindaco Mia Filippone e l’assessore al Lavoro Chiara Marciani. Padre Alex Zanotelli, l’ex sindaco Luigi de Magistris, Cigl, Cisl, Uil, Europa Verde e Legambiente. Poi i liceali dal Sannazaro e altre scuole partenopee a reggere bandiere arcobaleno e gialloblu. Anche oggi, alle 11 in piazza Dante, ci sarà una nuova manifestazione della comunità Ucraina. Una bandiera gialloblu tesa e sospesa come un lenzuolo. A reggerla a mezza altezza sono donne ucraine in lacrime. «Ci rivolgiamo a voi, madri dei soldati russi – urlano – dite ai vostri figli di tornare a casa. Stop alla guerra. Putin sta uccidendo le nostre famiglie». «I ragazzi ucraini stanno combattendo: compresi mio fratello e mio cugino – piange Inna Ruschak, a Napoli da 7 anni – Non posso più sentirli nemmeno al telefono: stanno a Kiev e moriranno tutti se l’Europa non interviene». Anche Svetlana Fote ha gli occhi lucidi e la voce rotta dal pianto: «Mia figlia, i miei nipoti e mio genero vivono a Kiev – racconta – Lei è fuggita con il bambino di 12 anni e l’altro ragazzo di 19. Mio genero, invece, è rimasto lì a combattere, e non è più in contatto con mia figlia. Ma l’Ucraina è nostra: vogliamo stare in Europa e non sotto la mano di Putin». L’assessora Marciani ha parlato, tra l’altro, dell’ipotesi di cittadinanza per i rifugiati ucraini: «Sulla cittadinanza, ci auguriamo che gli strumenti messi in piedi a livello più alto possano consentire una soluzione diversa, prima che si arrivi a tanto. L’ideale sarebbe che il popolo ucraino non venga costretto ad abbandonare la sua casa. Napoli, in ogni caso, è sempre stata una città aperta. Monitoreremo gli impatti della guerra sul mondo del lavoro napoletano». «I gesti simbolici servono – spiega Filippone – e stamattina c’è molta gente. Credo che all’origine dei conflitti ci siano sempre interessi economici. Alla base di questa guerra ci sono la redistribuzione delle risorse energetiche e il mercato del metano. Le scuole cittadine spieghino agli studenti lo scenario che purtroppo ha portato alla guerra. Tanti insegnanti lo stanno già facendo, e all’esterno di tante scuole ci sono già le bandiere della pace. Ne sono orgogliosa». «Chi bombarda ha sempre torto – commenta de Magistris – Ma questa guerra andava evitata. Si proceda con la diplomazia. Le ripercussioni del conflitto dipenderanno dalla sua durata. Le sanzioni? Le pagheranno i popoli: gas, mais e grano vengono da Russia e Ucraina».

Sul rettilineo finale del Covid sono piovute la guerra e una crisi che rischia di mettere in ginocchio lo stile di vita occidentale. Caro bollette, caro grano e una violenza bellica che, fino a qualche giorno fa, sembrava storia. «Siamo già coinvolti in questa guerra – spiega Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania – Non abbiamo grano, e il caro trasporti è grave. Gli aumenti in bolletta erano un’avvisaglia: l’arretramento economico, col conflitto, sarà ancora più grave. Se la guerra durerà sarà frenata la crescita, in particolare al Sud». «Un movimento di idee contrario alla guerra può fare molto per risolvere il conflitto – dice Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania – La presenza di tante associazioni qui è un segnale importante: la pandemia ha segnato l’economia europea e accentuato la posizione dominante della Russia rispetto a paesi che, come l’Italia, non hanno investito nelle risorse energetiche». Rincari e conflitti: tutti effetti della crisi globale delle diplomazie. Domani alle 9 in piazza Borsa, Stamm Cca ha organizzato una protesta contro il caro benzina, che sta portando disagi tra l’altro nei supermercati cittadini in queste ore. Anche l’università solidarizza con Kiev, nell’aula Pessina alla Federico II: tra gli applausi, il giornalista e scrittore Ermanno Corsi – presentando un’opera curata da Isabella Valente sulla storia del museo Filangieri – ha ricordato che «nello stesso momento, nell’università di Kiev, professori e studenti devono stare attenti alle bombe e ai carri armati: come scriveva Croce, “tutte le volte che le armi della dialettica si rivelano insufficienti, scatta la dialettica delle armi. E quando questo avviene, è una tragedia per tutti”».

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