Sono state depositate oggi in cancelleria le motivazioni della sentenza di condanna emessa il 26 ottobre scorso a carico di Giuseppe Setola – condannato a 29 anni – capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi, e di 34 presunti affiliati, tutti giovani di eta’ compresa dai 20 ai 30 anni, molti dei quali incensurati prima del processo. Il giudice estensore Raffaello Magi, presidente del collegio giudicante della prima sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha depositato un documento di 431 pagine dedicando un intero capitolo, il V, all’arruolamento da parte di Setola di tanti ragazzi spesso laureandi, come il ventitreenne Raffaele Granata, iscritto a Teologia; un vero e proprio ”plotone di giovani pronti a saltare dalla parte sbagliata. Setola – scrive il magistrato – sposta l’asse del suo gruppo verso soggetti diversi, piu’ giovani, e si libera lentamente ma inesorabilmente dei precedenti affiliati non piu’ graditi”.
Il processo, che non ha riguardato i 16 omicidi di cui sono accusati il killer e i suoi gregari, ha ricostruito la rete di fiancheggiatori e nuovi adepti, che permise a Setola, dal 7 aprile del 2008, giorno in cui fuggi’ da una clinica di Pavia, al 14 gennaio dell’anno dopo, quando fu arrestato in un’abitazione di Mignano Montelungo, di instaurare in provincia diCaserta, in particolare sul litorale domizio, un clima di terrore, contrassegnato da almeno cento estorsioni, due tentati omicidi, una rocambolesca fuga nelle fogne di via Cottolengo a Trentola Ducenta. ”Il rientro di Giuseppe Setola – scrive Magi – come si vedra’, consente un drammatico ‘rilancio’ della azione intimidatrice e predatoria del gruppo, realizzato attraverso una precisa strategia di annientamento di ogni possibile resistenza, nuove imposizioni di tangenti agli operatori economici, vendette esemplari contro i collaboratori di giustizia”. Nei dieci mesi di terrore Giuseppe Setola ”si assicura il sostegno di Gianluca Bidognetti – figlio del boss Francesco alias Cicciotto e Mezzanotte – e dei ‘ragazzi’ che intorno a lui scalpitavano per assumere ruoli di maggiore importanza nell’universo associativo. Da qui la particolare pericolosita’ delle azioni commesse dal Setola e condivise dal suo ‘direttivo’ (Alessandro Cirillo e Giovanni Letizia in particolare): aver riprodotto il ‘modello aggregante’ di una camorra piu’ aggressiva e violenta, capace di offrire effimero senso di onnipotenza e temporaneo benessere economico ad un plotone di giovani”. Quel senso di potere che non fermera’ Gianluca Bidognetti nemmeno di fronte al tentato omicidio della zia Maria Carrino, avvenuto a Villaricca. E’ proprio il rampollo del boss a citofonare alla parente dicendo falsamente di essere in compagnia del personale della Dia. Nelle motivazioni, il giudice Magi da’ atto anche di un presunto disaccordo tra il boss Francesco Bidognetti e il figlio Gianluca circa la frequentazione assidua da parte di quest’ultimo di Setola. ”Ben piu’ probabile dunque – si legge nel documento – un atteggiamento espressivo un po’ enfatico tenuto dal giovane Gianluca con quei soggetti che il padre gli chiedeva di ‘non’ frequentare che invece lui – con tipica ansia emulativa di quelle condotte che proprio il padre aveva tenuto molti anni prima – non solo frequentava ma con cui tendeva ad accreditarsi, come possibile elemento di congiunzione tra vecchia e nuova dirigenza”. Che la spregiudicatezza di Setola attragga i giovani lo dimostra il coinvolgimento il tentato omicidio nel processo dell’italoamericano John Peram Loran, condannato a 12 anni e sei mesi. ”Quanto al Perham – scrive Magi – va anche detto che costui – unitamente al Gargiulo – risulta anche essere il ‘protettore’ della latitanza di Giuseppe Setola posto che, come si e’ evidenziato, procura al Setola la disponibilita’ dell’alloggio in Napoli a via Manzoni – ove il Setola ripara dopo l’episodio di Trentola Ducenta – procura le autovetture idonee al suo trasporto, ne cura gli spostamenti da Napoli a Trentola Ducenta, scappa con lui e Gargiulo dal condotto fognario, partecipa alla rapina dell’auto all’uscita in via Nunziale S.Antonio e accompagna Setola a Mignano Montelungo ove verra’ tratto in arresto (insieme allo stesso Setola e a Gargiulo il 14 gennaio)”. Tra i condannati Angelo Rucco, Paolo Gargiulo, Domenico Luogo, Nicola Cangiano e Giuseppe Barbato, tutti di eta’ compresa tra i 19 e i 30 anni.