”Attenzione, il Pd, la sinistra, la riforma del lavoro non la vogliono fare perche’ troppo lacerante al loro interno. Bersani continuera’ a dire si’, la facciamo, fara’ melina e poi buttera’ la palla in tribuna”. Lo dice in un’intervista al Messaggero il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, sottolineando che la scelta migliore del governo in proposito sarebbe stato il decreto.
”Monti era favorevole ad un provvedimento d’urgenza, poi e’ andata diversamente – spiega -. E anche questa storia che i criteri appunto d’urgenza variano a seconda dei casi non va bene: cosa c’era di urgente nel decreto liberalizzazioni che riguardava farmacie e taxi? Perche’ in quel caso il decreto si’ e adesso che fibrilla la sinistra no?”. L’obiettivo, rimarca Gasparri, e’ ”approvare la riforma, con le opportune modifiche, entro centoventi giorni. Sono sufficienti per chiudere entro fine luglio. Tuttavia i rischi di lungaggini sono tanti”. Per Gasparri andrebbe rivisto ”il meccanismo della flessibilita’ in entrata, che e’ stato eccessivamente irrigidito. La legge Biagi introduceva fattispecie contrattuali importanti, e non vanno perse – spiega -. La primazia al contratto a tempo indeterminato e’ giusta, pero’ per un lavoratore, per un giovane anche un contratto a tempo e’ sempre meglio che la disoccupazione. O no?”.