MONTE DI PROCIDA – Palloncini tricolore e un lungo applauso salutano il sergente maggiore Michele Silvestri, caduto in Afghanistan sabato scorso. La chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio raccoglie tutta la comunita’ di Monte di Procida, ma accanto all’altare ci sono anche i gonfaloni dei comuni di Pozzuoli e Bacoli e della Provincia di Napoli e della Regione Campania.
Piu’ di tremila persone cercano posto tra i banchi della chiesa, sul sagrato e nel piazzale. La strada ospita chi non e’ riuscito neppure ad avvicinarsi. Ci sono striscioni che ricordano il ragazzo di Cappella che aveva scelto di indossare la divisa e non si era mai tirato indietro di fronte alle missioni all’estero. “Al nostro eroe Michele, le palazzine di Cappella”. E gli amici del quartiere dove il 33enne e’ cresciuto indossano una maglietta bianca con la scritta “Il gigante buono”. Doveva essere un funerale privato, dopo la cerimonia solenne di ieri in Santa Maria degli Angeli a Roma, ma gia’ ieri all’apertura della camera ardente il dolore della famiglia Silvestri e’ stato diviso con tutta la comunita’. Un dolore difficile da placare, difficile da spiegare. “Di fronte al mistero della morte le parole si inceppano. Piu’ difficile parlare quando e’ la morte di un giovane”. Il vescovo di Pozzuoli Gennaro Pascarella cerca, in tempo di quaresima, di infondere ai familiari del sergente la speranza di una resurrezione, ricordando la passione di Cristo. “Sulla croce – dice – il suo grido ‘Padre perche’ mi hai abbandonato’ diventa il nostro grido”. E chiede la preghiera anche per tutti i compagni di Michele. “Per dare luce a quanti prendono decisioni difficili perche’ facciano il possibile affinche’ questi fratelli svolgano le loro missioni nel modo piu’ sicuro”. Toccano il cuore dei familiari le parole del generale Vincenzo Lops, che rivolge dal pulpito l’ultimo saluto. “Grazie per quello che sei stato, grazie per quello che hai fatto”. Sulle note del Silenzio si avvertono i singhiozzi e il pianto della madre Teresa, che all’uscita del feretro urla “E ora senza Michele come facciamo”. Una lunga processione accompagna al cimitero il giovane sergente.