A quasi cinque mesi dall’inizio delle proteste contro il presidente e della sanguinosa repressione di ogni forma di dissenso, Arabia Saudita, Kuwait e Bahrain hanno ritirato i propri ambasciatori a Damasco.

Per Riad, la violenza della repressione messa in atto da Assad nei confronti delle manifestanti antigovernativi e’ ”inaccettabile” e per questo le violenze dovrebbero finire prima che sia troppo tardi. E il Kuwait si e’ unito ”all’appello lanciato dal re saudita Abdullah per una fine delle violenze in Siria contro la popolazione”. Kuwait City, inoltre, ha annunciato che si terra’ ”a breve” una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi del Golfo per discutere della crisi in Siria.

 

Per il governo giordano, che ha chiesto di avviare il ”dialogo” per mettere fine alla crisi e promesso di non interferire nelle questioni di Damasco, ”quello che sta accadendo in Siria e’ inquietante, deplorevole e doloroso”. Ieri anche la Lega Araba aveva diffuso un comunicato in cui condannava duramente la violenta repressione delle proteste in Siria. Dal Libano, invece, il premier Najib Mikati ha condannato ”l’uccisione di civili e soldati siriani”, durante un incontro del governo, ma allo stesso tempo ha ribadito che Beirut non intende ”interferire nelle questioni interne della Siria”.

Nell’esecutivo libanese 19 ministeri sono controllati da Hezbollah, notoriamente sostenuto da Siria e Iran, e dai suoi alleati. Sempre oggi l’ex premier libanese e leader dell’opposizione, Saad Hariri, ha esortato l’esecutivo a sostenere la popolazione siriana e a non schierarsi con l’amministrazione di Damasco. Per oggi e’ atteso a Damasco il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglul, che dovrebbe incontrare Assad e chiarire, secondo il giornale Turkiye, ”l’ultimatum” di Ankara.

In particolare, riferisce il quotidiano turco, Davutoglu dovrebbe chiedere ad Assad di ”non imporre violenza sul proprio popolo” e piuttosto ”ascoltarne le richieste”. Secondo quando anticipato da Turkiye, il capo della diplomazia di Ankara dira’ ad Assad che la ”Turchia non puo’ piu’ stare a guardare quello che sta accadendo. Abbiamo perso la pazienza. Dovrete sopportare conseguenze se non farete le riforme rapidamente”. Dal canto suo il grande imam di al-Azhar, la massima autorita’ dei musulmani sunniti, ha chiesto che venga messa fine alla ”tragedia” in corso in Siria che, sottolinea l’istituzione con sede al Cairo, ”e’ andata avanti troppo a lungo”. “Al-Azhar e’ stato paziente per molto tempo e ha evitato di parlare sulla situazione in Siria a casua della sua natura sensibile, ma la situazione e’ andata avanti troppo a lungo e non c’e’ piu’ altra soluzione che metter fine a questa tragedia araba e islamica”, si legge in una nota del grande imam di Al-Azhar, Sheikh Ahmed al-Tayeb. Intanto Assad ha nominato il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Dawd Rajiha, nuovo ministro della Difesa. Rajiha prende il posto del generale Ali Habib Mahmoud.

Rajiha figura nell’elenco delle persone colpite dalle misure restrittive decise a maggio dall’Unione Europea. Nella lista, il neo ministro della Difesa e’ stato inserito il 23 maggio scorso e viene definito come il ”responsabile dell’impegno militare nella repressione di pacifici manifestanti” alla luce del suo incarico di capo di Stato Maggiore. Il 23 maggio i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato sanzioni contro la Siria, estendendo il bando dei visti e il congelamento dei beni al presidente e ad altre nove personalita’ dell’amministrazione di Damasco, “alla luce della continua repressione contro la popolazione civile”. Gia’ dal 10 maggio era in vigore una prima tornata di sanzioni contro altre 13 personalita’ siriane. Anche il generale Ali Habib Mahmoud, sino ad oggi ministro della Difesa siriano, e’ stato colpito dalle sanzioni Ue entrate in vigore il 2 agosto. E proprio oggi la Cnn ha rivelato che il gruppo di hacker ‘Anonymous’ ha violato il sito del ministero della Difesa siriano sostituendone il contenuto con messaggio antigovernativi e in sostegno dei manifestanti. Sulla homepage del ministero sono comparsi video realizzati dall’opposizione e una banderia della Siria con un uomo senza testa e in alto un logo con la scritta ‘Anonymous’.

”Al popolo siriano: il mondo sta dalla vostra parte contro il regime brutale di Assad. Sappiate che il tempo e la storia sono dalla vostra parte, i tiranni usano la violenza perche’ non hanno nient’altro e piu’ violenti sono, piu’ fragili diventano – si legge sul sito hackerato – Lodiamo la vostra determinazione a essere non violenti di fronte alla brutalita’ del regime e ammiriamo la vostra volonta’ a perseguire nella giustizia senza cercare vendetta. Tutti i tiranni cadranno e grazie al vostro coraggio Bashar Assad sara’ il prossimo”. Nel frattempo continua a calare il numero di rifugiati in Turchia (7.292 persone a fronte delle 8.994 che hanno fatto rientro in patria) e nel Paese continua a scorrere il sangue. Almeno sette persone sarebbero state uccise e altre 30 sarebbero rimaste ferite durante una sparatoria avvenuta a Daraa, citta’ del sud. Secondo la tv al-Arabiya, la sparatoria si e’ registrata nel corso di un funerale, presumibilmente di una delle vittime della repressione delle proteste antigovernative. Inoltre, per gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, due donne e due bambini sono stati uccisi dall’esercito siriano che ha intensificato le proprie operazioni a Dayr az-Zor, nell’est. Anche oggi, stando agli attivisti, bombardamenti si sono registrati in citta’.

E nella zona di Hama, nella Siria centrale, secondo gli attivisti, circa 1.500 persone sono state arrestate nelle ultime ore. Stando all’agenzia di stampa ufficiale Sana, invece, l’Esercito ha iniziato a ritirarsi dalla citta’ dopo aver concluso una missione ”a tutela” degli abitanti di Hama, teatro di una sanguinosa repressione delle proteste antigovernative degli ultimi giorni. ”Unita’ dell’Esercito, incaricate di riportare la sicurezza e la stabilita’ a Hama, hanno cominciato a lasciare la citta’ – si legge in un dispaccio in cui viene citata una ”fonte militare ufficiale” non meglio identificata – dopo aver completato la loro missione a tutela dei civili e aver scovato i gruppi terroristici armati che hanno provocato devastazioni a Hama, commettendo atti di vandalismo, dividendo la citta’ e bloccando la vita” quotidiana. Secondo la fonte della Sana, le ”unita’ dell’Esercito si sono confrontate con terroristi, mostrando precisione e alta professionalita’ e arrestando molti di loro in modo da assicurarli alla giustizia”. Infine, stando alla fonte, la situazione a Hama sta ”gradualmente tornando alla normalita”’.

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