L’irriverente Flaiano direbbe: “La situazione è grave ma non è seria”. Un aforisma che calza come un abito sartoriale cucito addosso a Gennaro Oliviero e ai suoi accoliti. La setta del presidente del consiglio regionale della Campania ha perso il lume della ragione. Da un momento all’altro si potrebbe udire la sirena spiegata di un’ambulanza con il portellone posteriore semiaperto dal quale dei camici bianchi scenderebbero in fretta e furia per “prelevare” Oliviero: “Stia calmo, venga con noi, la portiamo in un posto sicuro”. In un baleno si giungerebbe a destinazione. A Sessa Aurunca, ex roccaforte del timoniere del parlamentino campano, ci sono le strutture che farebbero al caso suo. Sarebbe in ottime mani. Da quelle mani ha ricevuto ingenti finanziamenti per le sue campagne elettorali. Decine di migliaia di euro a “botta” per un totale che si aggira attorno ai 200mila euro in 5 anni. Una riedizione redditizia dei piani quinquennali. Ma con il centralismo democratico Oliviero non ha nulla a che fare. Si è convinto che la Terra ruota attorno a lui. Perciò sarebbe d’uopo il pronto soccorso di personale specializzato. Non serve un ricovero coatto. Conosce come le sue tasche, è proprio il caso di dire, la strada che conduce al Ponte Aurunco. Ha fatto andata e ritorno per anni. Almeno cinque, per l’appunto. Solo così potrebbe ritrovare il senno. E la lucidità politica per capire che il suo gioco al massacro sta conducendo vorticosamente al ricommissariamento della federazione provinciale dei dem casertani. Al cospetto di Oliviero e company l’ultimo Nietzsche, quello totalmente in preda alla follia, sarebbe l’uomo più sano di mente al mondo. L’ultimo atto della commedia dell’assurdo inscenato dal “Grande Capo” di Qualcuno volò sul nido del cuculo è tragicomico. Franco Sessa, Giuseppe Moretta ed Eugenia Oliva, i più servizievoli maggiordomi politici di Oliviero hanno inviato un altro ricorso alla commissione nazionale di garanzia per piantare il solito chiodo fisso di Oliviero: far fuori dal partito Silvio Sasso, Massimo Schiavone e Carlo Loffredo, gli unici veri dem sessani. Non a caso fanno riferimento al vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno. Il sindaco Lorenzo Di Iorio, scelto da Oliviero per scalzare Sasso, primo cittadino uscente mandato a casa per ripicca dal “Grande Capo”, sta al partito democratico come Dracula all’Avis. Anche lui ha preso le debite distanze dal suo “creatore”. Del resto da un ex cosentiniano di ferro cosa ci si poteva aspettare? Pur di sbarazzarsi di Sessa, Schiavone e Loffredo, Oliviero ha fatto il patto col diavolo. Pur di battere alle ultime regionali Stefano Graziano (che intanto lo saluta con la mano da Montecitorio) si è venduto l’anima a Mefistofele. Ma il novello Faust, a differenza del personaggio goethiano, non si salverà dall’inferno per intercessione di Margherita. Finirà negli inferi, dove sta facendo ripiombare il Pd casertano. Franco Sessa, Giuseppe Moretta ed Eugenia Oliva nel loro ricorso (testo integrale in basso) hanno minacciato di “adire le competenti Autorità giudiziarie in caso di rigetto o di mancata decisione nei tempi coerenti con le scadenze congressuali”. Un avvertimento che, sul piano politico, oscilla tra l’osceno e il pornografico. Oliviero vuole portare il Pd in Tribunale! Siamo ben oltre la follia.
Anche perché il presidente del consiglio regionale della Campania continua imperterrito a guerreggiare contro i supporter di Stefano Bonaccini, che lui stesso appoggia. L’artiglieria pesante è puntata contro Picierno, indicata dal governatore dell’Emilia Romagna come vicesegretaria nazionale in caso di vittoria alle primarie. Fare la guerra a Picierno è come fare la guerra a Bonaccini. Ma con chi sta Oliviero? Nemmeno l’oracolo di Delfi sarebbe in grado di fare una profezia attendibile. Orami è come un flipper in tilt. Ma continua a tirare la molla. Che per colpa sua si è spezzata. Se è una “mission impossible” comprendere cosa stia frullando nella mente di Oliviero una cosa è certa: la strada del ricommissariamento dei dem di Terra di Lavoro è spianata. Che credibilità avrebbe un congresso su cui pende la minaccia di portare il Pd in Tribunale? Che senso avrebbe andare a votare? Si può ancora definire politica quella che invece confrontarsi e magari scontrarsi su contenuti e piattaforme programmatiche si affida alle aule di giustizia? Celebrare il congresso provinciale del Pd, fissato il 12 febbraio, in queste (non)condizioni sarebbe un suicidio. L’estrema unzione per un partito già morente. Ad officiare le esequie Gennaro Oliviero. Lo stesso che ha venduto l’anima al diavolo. C’è una maledizione sul partito democratico di Caserta. Né Inferno, né Paradiso. Sempre e solo Purgatorio.
Mario De Michele
IL RICORSO DEI FEDELISSIMI DI GENNARO OLIVIERO