Non le va giù la narrazione che descrive Elly Schlein come il nuovo che avanza. “Guardando chi le sta attorno non mi sembra che la sua proposta sia innovativa”. Valeria Valente parla fuori dai denti. E non usa mezze misure nel bocciare la candidatura della leader di Open Pd alla segreteria nazionale del partito. “Aveva detto che entrava in punta di piedi, poi si è candidata alla guida del Pd, non mi sembra tanto coerente”. Sul piano programmatico la senatrice dem contesta alla radice la proposta di Schlein. “Ha una visione di nicchia, minoritaria. Così siamo destinati a mera testimonianza”. Da qui la scelta di appoggiare Stefano Bonaccini. “La sua idea di partito è quella delle origini: un soggetto politico con una vocazione maggioritaria che guarda a tutte le fasce sociali. Un partito riformista e progressista che vuole innanzitutto rinascere per poi creare le alleanze per un fronte di sinistra”. Per la senatrice democrat Bonaccini è “garanzia di coerenza e capacità, come ha dimostrato sul campo nel governo del territorio”. Un altro elemento di divisione è l’approccio alle problematiche del Paese. “Schlein è poco concreta, enuncia principi – osserva Valente – ma per guidare un partito che aspira a governare l’Italia serve una visione complessiva. Ad esempio, non si può parlare di crescita senza tenere assieme imprese e lavoratori”. Insomma alle primarie del 26 febbraio la scelta sarà tra un partito interclassista e uno identitario. Un dilemma che assilla il Partito democratico da 15 anni. Sarà la volta buona per delineare con precisione i tratti del Pd? I dem sperano di sì. Restare nel limbo dell’indistinto non giova a nessuno.

Mario De Michele

LA VIDEO INTERVISTA A VALERIA VALENTE


LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui