Le Lega Nord riparte da Bergamo, con le scope in mano e lo storico leader commosso che chiede scusa alla platea di militanti per i “danni” commessi da chi porta il suo cognome. Dopo i dirigenti locali, ad aprire il comizio dell’orgoglio leghista, che prova a risorgere dallo scandalo della gestione dei rimborsi elettorali, e’ Roberto Maroni, divenuto uomo-simbolo della richiesta di pulizia dalle ‘mele marce’ che hanno gettato ombre sul partito.
All’inizio, tra la base e’ gara di cori ‘Maroni, Maroni’ e ‘Bossi, Bossi’, come se a Bergamo la base fosse chiamata a scegliere il prossimo segretario federale del movimento, dopo il passo indietro del senatur. Ma Maroni e’ netto. Da una parte, spinge per il cambiamento (congressi regionali “subito” e federale “anticipato a giugno) e per l’espulsione di chi ha sbagliato (“sara’ la Lega a ‘dimettere’ Rosi Mauro”, Belsito “sara’ espulso dal federale giovedi””). Dall’altra, ha parole di comprensione e affetto per il vecchio amico Umberto. “Bossi non c’entra niente, ha fatto un gesto da vero leghista”, scandisce, eliminando ogni tentazione alla divisione interna e tentando di placare i cori anti-cerchisti della base che ribolle. Il risultato e’ che Maroni non riesce neanche quasi a nominare Renzo Bossi che la platea copre la sua voce coi fischi. Poi tocca al senatur, come da tradizione, la chiusura della serata. L’intervento del fondatore del Carroccio e’ un accorato appello all’unita’ del movimento. Bossi chiede alla base e ai dirigenti con lui sul palco -oltre a Maroni anche gli altri triumviri, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago – un “giuramento” per superare le divisioni. Perche’ il vero nemico e’ il “centralismo romano”, e “da oggi si riparte a testa bassa”, spiega. Lo storico leader, poi, si scusa e si commuove quando parla dei figli. “I danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome. Mi spiace enormemente, scusate'”, ammette. “Mi dispiace per la Lega e anche per i miei figli, li ho rovinati io. Dovevo fare come Berlusconi mandare i figli a studiare all’estero, mandarli via per salvarli”, aggiunge commosso, interrotto da qualche fischio: “Mi piange il cuore”. Bossi non parla di Rosi Mauro, la vice presidente del Senato, accusata di aver speso i soldi della Lega per sue esigenze personali. Ma difende a spada tratta la moglie, Manuela. Marrone, sospettata di aver usato i rimborsi elettorali per la sua scuola, la Bosina. “Addirittura si ‘e detto che mia moglie fa le messe nere: poveraccia, lei insegna, questa e’ pura persecuzione”. Ma gli basta nominare Belsito (“era pulito”, sostiene) e ribadire che si e’ trattato di un “complotto” che la platea s’infiamma e partono i fischi. A chiusura di comizio, Maroni e’ sul palco con la scopa in mano. E, prendendo il microfono, al tradizionale grido corale ‘Liberta”, aggiunge, con puntiglio, ‘Pulizia’.