Nel mirino di Matteo Salvini e della Lega, da tempo, c’è il canone Rai. Non è certo un mistero: il ministro delle Infrastrutture e vicepremier ne vorrebbe l’abolizione. E ora, qualcosa, forse si muove, anche se nella maggioranza ci sono posizioni molto diversificate. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti oggi ha incontrato al Mef l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. Presenti all’incontro anche la presidente di Viale Mazzini Marinella Soldi e il direttore generale Gianpaolo Rossi. Nel corso della riunione, oltre allo stato dell’arte sul piano industriale Rai per il triennio 2023-25, si è anche affrontato proprio il tema del canone. Al vertice è stato deciso di costituire un tavolo tecnico per individuare future soluzioni che possano garantire la trasformazione della Rai in Digital Media Company mantenendo le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi concordati. Insomma, sul canone potrebbe presto cambiare qualcosa. Alla riunione erano presenti anche Stefano Varone, capo di gabinetto di Giorgetti, e il capo dipartimento del Tesoro, Riccardo Barbieri. Tra gli altri argomenti affrontati al tavolo, la modernizzazione della tv di Stato in termini di digitalizzazione e nuove tecnologie. Infine si apprende che il nuovo contratto di servizio sarà presto esaminato in Commissione di Vigilanza. Hanno preso parte alla riunione anche il capo di gabinetto del ministro Stefano Varone e il capo dipartimento del Tesoro Riccardo Barbieri. Al primo punto del colloquio, fanno sapere dal Mef, lo stato dell’arte del Piano Industriale della Rai 2023-25, la necessità di proseguire la modernizzazione della tv pubblica in termini di digitalizzazione e delle nuove tecnologie, il nuovo contratto di servizio che sarà presto all’esame della Commissione di Vigilanza.
Il titolare dell’Economia avrebbe ribadito che il canone verrà sganciato dalla bolletta elettrica contro il volere degli amministratori, terrorizzati dal rischio evasione che prima della riforma superava il 30%. Giorgetti ha poi rimarcato che per far fronte al pesante indebitamento del Servizio pubblico, pari a 580 milioni di euro, non si potrà far ricorso alle risorse destinate alla digitalizzazione e alla conversione tecnologica, ma occorrerà procedere con un drastico taglio dei costi. Un piano lacrime a sangue. Caustico il tweet di Stefano Graziano, capogruppo Pd nella Commissione di Vigilanza che allarga l’orizzonte anche su altre divergenze nel centrodestra: “Ieri il Mes oggi il canone Rai e la vicenda Santanchè. Insomma maggioranza a pezzi e molto confusa. Forse è iniziata la lotta per la successione elettorale a Berlusconi”.
Mario De Michele