L’espulsione di Rosi Mauro dalla Lega non ha chiuso la vicenda politica della senatrice che resta vicepresidente del Senato e come tale, ha precisato oggi lo stesso presidente di Palazzo Madama Renato Schifani, non e’ sfiduciabile. ”Confido nel senso di responsabilita’ di tutti e quando dico tutti vuol dire tutti, perche’ la vicenda possa trovare una serena ed equa soluzione” ha ribadito Schifani da Matera.


Il mondo politico plaude comunque alla svolta all’interno della Lega e all’operazione di ‘pulizia’ messa in atto da Roberto Maroni. Intanto l’inchiesta va avanti con la caccia ai lingotti d’oro e ai diamanti che sarebbero stati acquistati dall’ex tesoriere Belsito per conto del Carroccio. Plauso dal presidente della Camera Gianfranco Fini che ribadisce pero’ il fermo no all’idea leghista della secessione, mentre Enrico Letta (Pd) sottolinea che ”con Maroni o Bossi non cambia, la Lega rimane a noi alternativa”. Al suo interno il Carroccio continua ad immaginare scenari e strategie future e per bocca di Gian Paolo Dozzo, capogruppo leghista alla Camera, in un’intervista che uscira’ domani sulla Padania,si sottolinea: ” Spero che alle politiche si possa andare da soli, col nostro simbolo, col nostro candidato premier. Lo dico, premetto, come aspirazione da militante. Valutate e pesate le condizioni… sarebbe una sfida che scalderebbe molto i cuori”. Sul versante delle indagini invece e’ caccia ai lingotti d’oro o ai diamanti che l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, indagato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi sottratti al partito, avrebbe acquistato per conto del Carroccio l’anno scorso. I pm di Milano stanno cercando di individuare se il frutto degli investimenti definiti ”fantasiosi” di colui che fino a poco tempo fa teneva i cordoni della borsa del movimento, sia ancora, se mai c’e’ stato, nelle ‘mani’ del Carroccio oppure abbia preso il volo. Da quanto si e’ saputo, gli inquirenti hanno intenzione di accertare se esistono cassette di sicurezza intestate alla Lega o allo stesso Belsito dove possono essere custoditi, come e’ emerso dalla documentazione acquisita nei giorni scorsi presso la Banca Aletti, relativa a una spesa di 200 mila euro. Soldi che sarebbero stati usati per comprare cinque chili in lingotti d’oro dalla societa’ ”8853” di Pero (Milano) o, per 100 mila euro, diamanti dalla ”Intermarket Diamond Business”. Di questi investimenti che hanno ”sorpreso” i magistrati milanesi, fino a l’altro ieri c’era traccia solo sulle causali di alcuni bonifici fatti dai conti gestiti da Belsito. Ieri invece, gli accertamenti disposti dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo a dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, hanno, titolari delle indagini, sono solo riusciti ad appurare che nel dicembre 2011 i lingotti sono stati comprati con assegni circolari del Carroccio e consegnati al partito. Dopo di che se ne sono perse le tracce. Ed e’ per questo che i pm milanesi nei prossimi giorni cercheranno di trovare ‘fisicamente’ l’oro e i diamanti. Se davvero esistono.

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