Nel giorno del suo processo a New York, la Corte Suprema ha dato una gioia a Donald Trump, respingendo una causa che puntava a silurarlo dalla corsa alla Casa Bianca per il suo ruolo nell’attacco a Capitol Hill. Il massimo tribunale Usa ha bocciato, infatti, il ricorso di John Anthony Castro, uno sconosciuto candidato alle primarie dei repubblicani, basato sul 14esimo emendamento della Costituzione. Istituito dopo la guerra civile, l’articolo stabilisce che un funzionario che abbia giurato di difendere la carta “deve essere escluso da cariche future se è stato coinvolto in un’insurrezione” o se “ha dato aiuto” agli insurrezionalisti. La Corte Suprema ha respinto il caso senza commenti né motivazioni. Il commercialista del Texas aveva presentato la causa ad un tribunale della Florida che a giugno l’ha bocciata. E così Castro è ricorso in appello. Donald Trump è entrato nel tribunale civile di Manhattan, dove oggi inizia il processo civile che lo vede accusato per aver gonfiato gli asset aziendali allo scopo di frodare banche e assicurazioni. Parte infatti oggi, in un tribunale blindato, il processo civile per frode contro Donald Trump e due suoi figli adulti Donald Jr ed Eric, accusati di aver gonfiato per un decennio di oltre due miliardi di dollari il valore degli asset aziendali per ottenere migliori condizioni da banche e assicurazioni. Il giudice del procedimento, Arthur Engoron, ha già riconosciuto lui e i figli “responsabili di frode”, ora si tratta di esaminare altre accuse e di stabilire l’entità della pena. La procuratrice generale di Ny Letitia James ha chiesto una sanzione di 250 milioni di dollari, pari a suo avviso a quanto guadagnato illegalmente dalle false dichiarazioni finanziarie. Il processo rischia di compromettere l’immagine di imprenditore di successo che il tycoon si è costruito negli anni, sino a trasformare un brand imprenditoriale in un brand politico. Il giudice lo ha già privato di alcune licenze per operare nello stato di New York. “Donald Trump e gli altri co-imputati hanno commesso una frode persistente e ripetuta. La settimana scorsa lo abbiamo dimostrato nella nostra mozione per un giudizio sommario. Oggi dimostreremo le altre nostre accuse. Il mio messaggio è semplice: non importa quanto sei potente, non importa quanti soldi potresti avere, nessuno è al di sopra della legge e la legge prevarrà: così la procuratrice James prima del processo civile al tycoon. Da parte sua, Trump – al suo arrivo in tribunale – ha denunciato che “questa è la continuazione della più grande caccia alle streghe”, “una truffa e una farsa”, uno “show horror” e, con tono e aria di sfida, ha definito la pm James “razzista” e il giudice Engoron “una canaglia”. Il giudice del procedimento civile Contro Trump ha vietato le telecamere in aula per le dichiarazioni iniziali di accusa e difesa, sostenendo che interferiscono con il processo. La richiesta era stata avanzata dai media americani. Nonostante questo divieto, sulle tv americane sono rimbalzate le prime immagini del tycoon in aula sul banco della difesa, seduto tra i suoi avvocati, con un corrucciato sguardo di sfida. Sono sette i capi d’accusa del processo contro Trump e i figli Eric e Donald Jr, dalla frode alla falsificazione di documenti aziendali e finanziari, con tanto di cospirazione. Il giudice Arthur Engoron ha già stabilito che i tre sono responsabili di frode. E già nelle ore precedenti l’inizio dell’udienza, sono scoppiate le prime proteste a New York contro Trump. Verso le 8.30 locali una mezza dozzina di manifestanti si sono radunati in Centre Street, cantando “Trump mente tutto il tempo” e brandendo cartelli che dicevano “le bugie hanno delle conseguenze”. Il gruppetto è stato rapidamente trasferito dalla polizia a Foley Square. Poco dopo i manifestanti sono cresciuti di numero e hanno appeso un grande striscione sulle barricate della polizia con la scritta “nessuno è al di sopra della legge”.