Una sorpresa c’è stata, i soli 21 voti di scarto con cui la maggioranza ha avuto la meglio in Aula alla Camera. Il salario minimo ha comunque imboccato la strada che il centrodestra stava preparando da giorni: la proposta di legge delle opposizioni è stata rinviata in commissione Lavoro, alla luce del parere del Cnel. “Un approfondimento in Commissione deve essere necessariamente fatto”, ha detto il capogruppo di FdI Tommaso Foti. Ma per le opposizioni è solo un escamotage della maggioranza per non ammettere l’ostilità a una norma che – è la convinzione dei promotori – ha fatto breccia anche nell’elettorato di centrodestra. “La vostra scelta è pavida oltre che cinica – ha detto la segretaria Pd Elly Schlein – Abbiate il coraggio di fare un dibattito in Aula e, se siete contrari, di votare contro”. La proposta di legge delle opposizioni, che chiede una paga oraria non inferiore ai 9 euro, porta i timbri di Pd, M5s, Azione, Più Europa, Verdi-Si. Non quello di Iv. Primo firmatario, il presidente del M5s Giuseppe Conte: “Buttate la palla in tribuna sfruttando il Cnel per compiere il delitto perfetto – ha detto in Aula – per rinviare in commissione e far morire lì” la proposta di legge. La mattinata si era aperta con un annuncio delle opposizioni: le firme raccolte per la petizione a sostegno del salario minimo sono già “più di mezzo milione”. La battaglia continua. La prima mossa c’è stata in commissione Lavoro. Le forze di minoranza hanno chiesto che venisse subito stabilito il nuovo timing della legge sul salario minimo, ma “non abbiamo avuto alcuna risposta – ha spiegato Arturo Scotto (Pd) – per cui abbiamo abbandonato i Lavori”. Resta il giallo dei voti: i 21 di scarto sono dovuti alle assenze. Gli attenti osservatori del tabellone d’Aula hanno segnalato “buchi” soprattutto fra i banchi di FI e, in parte, in quelli della Lega. “Ma non c’è stato alcun messaggio politico” ripetevano in Transatlantico i parlamentari di maggioranza. Anche se fra loro c’è chi teme che qualche collega possa sentirsi “un po’ demotivato”, dopo l’invito a non presentare emendamenti alla legge di Bilancio. Nell’opposizione, invece, ci sono pochi dubbi: “Che questo tema li metta in imbarazzo e difficoltà è evidente – ha detto Schlein – E’ una proposta popolare, siamo entrati anche nelle case di chi ha votato centrodestra”. Per Franco Mari (Verdi-Si) “è un segnale politico, la maggioranza è in sofferenza perché non ha una proposta unitaria”. Resta l’amarezza nelle opposizioni: da Meloni “atteggiamento sbagliato, ingiusto e miope”, ha detto il leader di Azione Carlo Calenda. Mentre per Nicola Fratoianni (Avs) è stato dato “uno schiaffo in faccia ai lavoratori”. “Questo governo e questa premier – ha detto il segretario di +Europa, Riccardo Magi – stanno scrivendo le peggiori pagine della storia parlamentare italiana”.