Chi si sforza, a parole e con un moralismo indigesto, a segnare una differenza rispetto alla cupola politico-affaristica operante ad Orta di Atella negli anni 2000 è inesorabilmente smentito dai fatti. Di quelle “maglie larghe”, così definite dall’allora sindaco Andrea Villano in un’intervista alla nostra testata, del “cemento facile” hanno beneficiato in tanti. Quasi tutti gli amministratori locali di quel periodo storico, in combutta con il partito dei tecnici, hanno fatto parte del “sistema” che ha prodotto il sacco della città. Il boom edilizio ha tanti padri. È consolatorio addossare le colpe soltanto ad Angelo Brancaccio. Trovare il capro espiatorio serve a ripulirsi una coscienza che resta sporca. L’allora primo cittadino non ha agito da solo. Dimostrarlo è semplicissimo. Il Prg del 1998, pietra miliare della cementificazione, è stato approvato dal consiglio comunale. Le varianti del 2001 e del 2005 sono state varate dalle giunte dell’epoca. Ed ecco la condivisione politica. Passiamo a tecnici. I progetti li hanno redatti geometri, architetti e ingegneri. In molti casi prestanome di amministratori o politici. I permessi di costruire li ha rilasciati l’Utc. Le Dia per trasformare la maggior parte dei porticati in abitazioni sono opera in particolare di un ex assessore. Le tangenti, sotto forma di appartamenti o denaro sonante, le hanno intascate tutti i componenti della cupola. Se qualcuno di loro dice il contrario è uno spergiuro. Ma le bugie hanno le gambe corte. I cittadini sanno qual è la verità. Sono a conoscenza di chi si è arricchito durante il boom edilizio. Scaricare tutto su Brancaccio è stato il modo più semplice, ma meno equo, di chiudere la parentesi delle colate di cemento. Un Eldorado in cui imprenditori edili improvvisati hanno intascato caterve di soldi. Quando le cose si sono messe male, in seguito all’intervento della magistratura, sono scappati come sorci. Si sono riciclati indossando la casacca dei paladini della legalità. Puliti fuori e sporchi dentro. Diamo per scontato che Brancaccio sia il peggiore di tutti. E i suoi fedelissimi? E i tecnici comunali e privati? E i politici appartenenti alla banda? “Noi siamo pulitici”, hanno avuto il coraggio di dire. Peccato che qualcuno, inclusi carabinieri e pm, ci hanno creduto. Anche per questo Orta di Atella resta tuttora nel guado. Invece di arrestare un solo colpevole in cella ne sarebbero dovuti andare una cinquantina. Allora sì che si sarebbe fatto davvero pulizia. Sarebbe stato l’unico modo per mettere a tacere i rivoluzionari-ravanello, rossi fuori e bianchi dentro, come alcuni esponenti di primo piano di Città Visibile.

Francesco Comune

Il primato spetta al pragmatico Francesco Comune. Ideologia solo ostentata ma tenuta chiusa nel cassetto a doppia mandata per custodire i “segreti” di famiglia. Suo padre Nicola e sua sorella Maria Rosaria hanno fatto parte del dream team di Brancaccio proprio quando l’allora sindaco pianificava il sacco della città con il decisivo supporto del partito dei tecnici e di politici conniventi. In quella squadra, di cui Brancaccio era il capitano indiscusso, Nicola Comune giocava un ruolo importante: era consigliere di maggioranza. Non a caso l’ex primo cittadino nominò assessore esterno alla Pubblica istruzione la figlia Maria Rosaria. L’unico altro assessore esterno dell’epoca fu Gianfranco Piccirillo, brancacciano doc. La famiglia Comune e quella di Piccirillo sono accomunate anche da gravi problemi urbanistici. Hanno cementificato via Carusone. Quando il padre di Francesco Comune faceva parte della maggioranza consiliare guidata da Brancaccio incassò una “bella” licenza edilizia: la n. 41 del 2000. Tre anni dopo al Comune, inteso come Nicola, fu concessa una variante talmente illegittima da aver determinato un abuso urbanisticamente insanabile anche a distanza di un ventennio. Il permesso di costruire n. 41 del 2000 prevedeva la realizzazione di 4 villette in due blocchi separati, composti da due immobili ciascuno. Con la variante (la n. 104 del 2003) si spiana la strada ad un abuso edilizio grosso come uno stabile di 3 piani. Siamo in zona B4, ma con una falsa attestazione viene identificata come B2. Risultato? Una maggiore volumetria di circa 200 metri cubi. Molto cemento in più con conseguente incremento del valore di mercato. In soldoni grazie alla variante “incriminata” è stato possibile costruire una struttura sostanzialmente diversa da quella originaria, consentendo la realizzazione di un unico immobile di 4 piani (uno interrato e uno come sottotetto). Dov’è il trucco? Nella presentazione di un grafico falso. Non solo. La variante, chiesta e ottenuta da Nicola Comune nel 2003, serviva per il frazionamento dello stabile, cioè per la suddivisione delle unità immobiliari. Invece fu attuato illegittimamente un cambio di destinazione d’uso. E al terzo piano spuntarono due appartamenti. Morale (e non moralismo) della favola, in via Carusone è sorto un palazzo di 8 appartamenti. Ci vive anche il buon Francesco Comune. Ma le abitazioni realizzate al terzo piano vanno demolite. Sono abusive. Chi era l’allora capo dell’ufficio tecnico? A quanto ci risulta, Nicola Arena. Chi era il tecnico privato che redasse il progetto? A quanto ci risulta, Tommaso Dell’Aversana, cugino di Arena e capogruppo della maggioranza griffata Brancaccio. Alla faccia della legalità. Ma il cerchio non si è ancora chiuso. La variante al permesso di costruire n. 41 del 2000 va annullata in autotutela perché in caso di false attestazioni le licenze possono essere revocate anche dopo la scadenza dei 18 mesi previsti dalla riforma Madia. Il termine dei 18 mesi, è questa la brutta notizia per la famiglia Comune, riguarda solo i provvedimenti successivi all’entrata in vigore della nuova legge. La riforma Madia è del 2015. La variante concessa a Nicola Comune del 2003. Rossella Gifuni, attuale capo dell’Utc, dovrebbe intervenire. È un solerte funzionario. E il comando della polizia municipale? Basta un rapido sopralluogo. Se i due settori si rivelassero inadempienti ci sono sempre i carabinieri che potrebbero colmare la grave lacuna. È molto strano che finora nessuno si è recato in via Carusone. È facile arrivarci. E non c’è il paravento della prescrizione. L’abuso può ancora essere sanzionato. Diamoci una mossa.

Mario De Michele
(continua…)

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