Avanza lo spettro del rischio suicidio in Italia: l’impatto sulla salute di una crisi economica come quella che stiamo vivendo a livello globale e’ forte e potrebbe portare a un incremento del numero di persone che si tolgono la vita perche’ afflitte da difficolta’ finanziarie.
L’avvertimento arriva dai dati della nona edizione del Rapporto Osservasalute (2011), presentata oggi a Roma all’Universita’ Cattolica. Per quanto l’Italia si collochi tra i Paesi europei a minore rischio di suicidio e il tasso di mortalita’ per questa triste causa si sia ridotto nel tempo a partire dagli anni ’80, rispetto al minimo raggiunto nel 2006 (3.607 casi) nell’ultimo anno preso in considerazione in questa edizione del Rapporto si evidenzia infatti una ripresa (3.799 casi) del fenomeno. Il suicidio e’ connesso alla salute mentale della popolazione e i tassi risultano essere piu’ elevati tra i celibi e le nubili rispetto ai coniugati. Nel biennio 2007-2008, il tasso medio annuo di mortalita’ per suicidio e’ pari a 7,26 per 100.000 residenti di 15 anni ed oltre. Nel 77% dei casi, il suicida e’ un uomo. Il tasso standardizzato di mortalita’ e’ pari a 11,27 (per 100.000) per gli uomini e 3,15 (per 100.000) per le donne, con un rapporto uomini/donne pari a 3,6. Vi e’ una variabilita’ geografica marcata, con tassi maggiori nelle regioni del Nord, anche se con alcune eccezioni.