A quindici giorni dal voto è d’uopo una riflessione sulla campagna elettorale di Mauro Baldascino, ultimo candidato sindaco annunciato ufficialmente dei quattro aspiranti primi cittadini di Aversa. Il capitano del centrosinistra finora ha sbagliato tutto o quasi. Pensare di recuperare terreno con baci e abbracci ai big nazionali, come nel caso di Giuseppe Conte e Elly Schlein, è una scelta a doppio taglio: se da un lato serve a mobilitare i militanti dei 5 Stelle e del Pd, dall’altro può essere letto come un elemento di debolezza del leader della coalizione che da solo non è ancora riuscito a scaldare i cuori degli aversani. Senza trascurare un altro aspetto. Gli elettori meno politicizzati e gli indecisi di fronte della calata dei pezzi da novanta della politica hanno spesso un rigetto: “Questi vengono solo per chiedere voti e poi non si vedono più”. Anche sul piano mediatico-comunicativo Baldascino appare molto debole. Ed è strano perché è anche giornalista pubblicista. Ma evidentemente il messaggio dell’esponente del fronte progressista non passa perché c’è di fondo una carenza politica che finora non è stata colmata. Sul piano programmatico e di prospettiva c’è poco o nulla di innovativo da registrare. Non a caso le idee di Baldascino non si discostano tanto da quelle dei suoi competitor. E soprattutto, questo è il tema più sdrucciolevole, il candidato sindaco del centrosinistra non ha ancora detto una parola sulla continuità amministrativa con la passata amministrazione comunale, rimarcata con il pennarello rosso nel programma del raggruppamento. Una dimenticanza o una scelta di campo? Sicuramente una scelta di campo. Baldascino ha deciso di spostarsi su Aversa Progressista, lista vicina a Gennaro Oliviero e presentata da Carmine Palmiero, che ha mandato a casa Alfonso Golia e company. Ma c’è un corto circuito. In sede di trattative la Politica che Serve, coordinata dall’ex sindaco, ha sempre preteso che il nuovo centrosinistra nascesse in continuità con l’amministrazione uscente. Baldascino è stato d’accordo. Lo dimostra il programma della coalizione. Ma in campagna elettorale tutto è finito nel dimenticatoio. Sull’operato della passata amministrazione comunale è calato un silenzio tombale. Il mutismo di Baldascino getta una lunga ombra sulla coerenza programmatica del centrosinistra. Un conto è votare una coalizione che taglia i ponti con la precedente maggioranza consiliare, ben altra cosa è proporsi in continuità con la gestione di Alfonso Golia. Non dire una parola chiara su questo aspetto dirimente significa prendere in giro l’elettorato. Su questo punto il candidato sindaco progressista ha il dovere morale e politico di prendere posizione senza ambiguità. È il momento della verità. Baldascino la dica una volta e per tutte. Giocare su due tavoli è dannoso per lui e soprattutto per la città.
Mario De Michele