Manovra bis, la Commissione europea la “accoglie con favore” e chiede al Governo “di cercare un ampio consenso sulle riforme anche per assicurarne la rapida approvazione del Parlamento”. Bruxelles inoltre attende di “conoscere i dettagli del pacchetto approvato e maggiori informazioni sulle singole misure”, al fine di darne una valutazione più appropriata.

Il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy ha definito la manovra italiana di “cruciale importanza” per tutti i 17 Paesi dell’Eurozona.

 

Ma tra tagli e imposte, aumentano i malumori nel Pdl. E arriva il duro commento di Stefano Saglia, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico. “Ai colleghi che alzano il dito e dicono ‘non ci sto’ dico basta. E’ un inutile stillicidio. Tutti sono pronti a dire che la manovra non va ma pochi hanno idee alternative”. Prosegue Saglia: “E’ tempo di smetterla di giocare. Il Pdl si dimostri partito. Gli emendamenti si devono presentare solo con il consenso del segretario Alfano e del Capogruppo. Se la manovra si può migliorare lo si deve fare stando nel perimetro della maggioranza. Sennò tutti a casa”. Ma i ‘dissidenti’ del Pdl non perdono tempo e il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto annuncia che già la “prossima settimana verrà messo a punto un pacchetto di interventi da proporre ad Alfano e, tramite il Pdl, veicolarle verso il confronto parlamentare”.

Per Enrico Letta, vicesegretario del Pd, la situazione nel Paese “è drammatica” e l’uscita dalla crisi può avvenire “mettendo insieme le forze sane del Paese per fare nascere a un nuovo governo”. Letta si spinge fino ad indicare un possibile “patto a quattro”: un governo con Bersani, Casini, Alfano e Maroni, per “ridare prospettiva politica all’Italia”. Già da ieri, il leader Idv dichiara di tenere gli occhi aperti per eventuali voti di “fiducia mascherata”, evidenziando comunque le mancanze della manovra.

Per Di Pietro, andrebbero tagliate “tutte le Province” e colpiti i capitali rientrati con lo scudo fiscale. Un’operazione che Di Pietro chiama “riciclaggio di Stato”. “Una manovra irresponsabile e dilettantesca, che mira a dare l’impressione di una disciplinata obbedienza a Bruxelles, ma che in realtà è una devastazione senza precedenti dei servizi sociali e dei diritti del lavoro. Vogliono intestare a sindaci e presidenti di Regione la responsabilità del tracollo del welfare”. Così Nichi Vendola, presidente di Sinistra ecologia libertà. “La verità – prosegue il leader di Sel – è che il sangue più che dal cuore del presidente del Consiglio si tirerà fuori dalle vene degli italiani meno ricchi. Per superare la crisi bisogna capirne le radici negli ultimi 25 anni un pezzo enorme di ricchezza è stato tolto al lavoro e offerto ai riti sacri del liberismo. E ora che questo turbocapitalismo si schianta, la destra pensa di uscirne colpendo nuovamente il lavoro?”.

Da un fronte più vicino al governo, arrivano i dubbi di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc: “Il nostro senso di responsabilità verso l’Italia non può essere confuso con la condivisione di una manovra che danneggia il ceto medio e le famiglie, facendo gravare su di loro i costi del risanamento italiano”. Per il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, la manovra manca di interventi su Iva e pensioni. “Si riformino le pensioni di anzianità”, dice il numero uno di viale dell’Astronomia, “In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto, e dare una spinta allo sviluppo”.

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