Francesco Petrella

Ha destato sconcerto e disgusto il caso sollevato da Italia Notizie sulla nomina di Francesco Petrella a commissario acta sulla licenza edilizia chiesta dagli imprenditori Damiano per realizzare un supermercato nell’area dell’ex distilleria Leanza (clicca qui per la terza puntata della nostra inchiesta). Con decreto del presidente della Provincia di Caserta Anacleto Colombiano è stato indicato il legale di fiducia “storico” di Angelo Brancaccio (clicca qui per il decreto). Uno shock nell’opinione pubblica anche perché l’avvocato e consigliere comunale di Santa Maria Capua Vetere ricopre la carica di presidente della società Acquedotti proprio grazie alla sponsorizzazione dell’ex sindaco, condannato a 8 anni per associazione camorristica e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, tornato al centro della pseudo-politica locale dopo una lunga detenzione in carcere. Di fatto Brancaccio è il vero sindaco della città. Con il gruppo consiliare ex Coraggio ha in pugno Antonino Santillo e detta legge in ogni decisione amministrativa, in accoppiata con Gianfranco Piccirillo, cugino della fascia tricolore e cognato dell’assessore nullafacente Annalisa Cinquegrana.

Antonnino Santillo e Angelo Brancaccio

Sul caso ex Leanza sono intervenuti Città Visibile, Pd e Agorà per denunciare, tra l’altro, la possibile incompatibilità dell’avvocato, attualmente presidente dell’Acquedotti, in quota Brancaccio (documento integrale in basso). Si tratta di un affare da 600mila euro, oltre “all’indotto” per la progettazione e la realizzazione dell’opera che ammonta a milioni di euro. Una ciliegina sulla torta avvelenata confezionata da chi, prendendo per i fondelli le autorità competenti con l’obiettivo di rifarsi una verginità politica e morale, ha provocato un moto di indignazione tra i cittadini. Qualcuno si è convinto che Orta di Atella sia diventato uno Stato a parte, a statuto speciale, nel quale vengono protetti e spalleggiati coloro i quali hanno lucrato sul sacco edilizio facendo affari d’oro con i clan. C’è buona fede, incapacità o connivenza? È ciò che si chiede la gente. Tutte le ipotesi avrebbero esiti catastrofici. Sarebbe allarmante farsi prendere in giro come pivellini. Ancora più grave se in qualche modo fosse favorita la ricostituzione del “Sistema Brancaccio”, quello che per i giudici era basato su un patto con le cosche e su fiumi di tangenti e che ha portato alla devastazione urbanistica e al degrado sociale, economico, culturale e politico di cui ancora oggi la popolazione paga a caro prezzo le conseguenze.

Angelo Brancaccio

Nella “fase 2” dell’era brancacciana alcuni metodi arcinoti si sono affinati. Si utilizzano alcune leve istituzionali per riaffermare il potere dei tempi bui. Si sfrutta il filone dei finti paladini della legalità per compiere le peggiori nefandezze sotto la patina dell’onestà. Un riciclaggio 5.0 ormai chiaro a tutti, soltanto chi finge di non vedere chiude gli occhi consentendo un ritorno al passato rovinoso per un’intera comunità. Il nuovo “Sistema” prevede un finto collaborazionismo per spazzare via i nemici una volta e per tutte. Quale modo migliore per tornare al potere senza rischiare nulla? Quale strategia più efficace per ritornare a essere il “padrone di Orta di Atella” non solo senza sporcarsi le mani ma addirittura apparendo come il salvatore della patria? Il progetto è nitido come il sole d’agosto, eppure c’è chi continua a tenere il prosciutto sugli occhi. Perché? Perché ci si continua a fidare di chi trama per una ridicola “riabilitazione” finalizzata al suo ritorno al potere in prima persona? Come detto, lascia attoniti che tutti abbiano compreso il vero intento, del resto non serve un genio per capirlo, mentre una fetta delle istituzioni continua a farsi gabbare facendosi utilizzare a tale scopo. Se Orta di Atella è davvero uno Stato a parte, basta dirlo. Tutti ne prenderanno atto. Nessuno se ne farà una ragione. Ma almeno sarà certificato che nella città atellana non c’è distinzione tra “buoni” e cattivi”. Proprio ciò su cui si basa il “Sistema Brancaccio”.

Mario De Michele
(continua…)

IL DOCUMENTO DI CITTÀ VISIBILE, PD E AGORÀ

A Orta di Atella arriva l’ennesimo commissariamento di fatto. È già successo con la riscossione ordinaria, dove l’OSL ha dovuto sostituirsi all’immobilismo dell’amministrazione. Ora tocca alla Provincia di Caserta intervenire con un commissario ad acta perché il Comune non ha saputo assumere una decisione su un permesso di costruire. Una costante: chi dovrebbe governare si fa governare da altri. E non si provi a dire che il problema è l’UTC oberato. Sulla vicenda sono pubbliche le proposte di delibera, le note e la fitta corrispondenza tra Presidente del Consiglio Comunale, Sindaco e Assessore all’Urbanistica. Non parliamo quindi di carenza di personale, ma di incapacità politica di decidere su questioni strategiche per il territorio.
E qui sta la parte più grave: la scelta di non arrivare al voto è stata scientifica. Il Sindaco sa perfettamente di non avere una maggioranza politica in Consiglio Comunale e invece di assumersi la responsabilità del confronto democratico, preferisce che siano altri enti ad esercitare i poteri al posto del Comune. Non è una fuga tecnica: è una fuga politica.

E non ci dilunghiamo neppure sull’atto firmato dal Presidente della Provincia, che nomina un commissario con un provvedimento che sembra presentare più di una criticità sotto il profilo dell’incompatibilità funzionale e della coerenza con la disciplina sulle inconferibilità di incarichi. Non un dettaglio tecnico ma un nodo politico che incide sulla credibilità delle istituzioni e pone interrogativi pesanti sulla reale imparzialità della nomina: l’avv. Petrella è già Presidente della società Acquedotti, un incarico di chiara natura politica, attribuito per garantire equilibri interni alla maggioranza amministrativa. Un intreccio di ruoli e funzioni in cui il commissariamento non appare come una soluzione neutrale, ma come l’ennesima conferma di una gestione piegata a logiche di potere e incapace di rispettare trasparenza e responsabilità democratica. Il dato politico resta: se si arriva al commissariamento, significa che chi governa ha rinunciato a decidere. Altro che assenza di linee telefoniche negli edifici pubblici o cassonetti fuori dalle scuole. Qui non siamo davanti a folklore da post social, ma a scelte che stravolgono il territorio, il traffico, la qualità della vita dei residenti. E alla minoranza consiliare, se ancora esiste, lasciamo l’onore e la responsabilità, di chiedere un parere formale alla Segretaria Comunale su eventuali profili di incompatibilità della nomina, come dovrebbe fare un’opposizione degna di questo nome. Perché a questo punto non è più amministrazione: è abdicazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui