L’apparecchio ai denti, sul viso i segni dell’acne, qualche testacoda di troppo, la fama di sfascia auto. E pure di ‘raccomandato’ politico, di pilota sponsorizzato dallo Stato per quell’amicizia mai celata con Hugo Chavez. Pastor Maldonado, 27 anni compiuti lo scorso 9 marzo, in Spagna si e’ ripreso tutto: la sua favola agli occhi del mondo comincia cosi’, con la vittoria del suo primo gran premio, il primo regalato al suo Paese, quel Venezuela che da sempre attraverso il suo controverso presidente lo sostiene.

Anche con i milioni delle compagnie petrolifere locali (PDVSA) che hanno permesso a Maldonado di arrivare fino in formula 1 e correre gia’ dalla scorsa stagione in Williams. Non a caso il primo pensiero dopo il trionfo a Barcellona davanti alla Ferrari di Fernando Alonso, seguito alla pole che gia’ aveva fatto esultare il governo venezuelano, va proprio al suo Paese. ”E’ una giornata meravigliosa, speciale per me – dice Maldonado, niente lacrime sul podio, solo euforia – abbiamo lavorato duro per arrivare fino a qui. Si puo’ immaginare quello che provo ora: il mio Paese e’ felice e io sono felice per questo, fiero di aver regalato una grande soddisfazione al Venezuela che mi sostiene e mi ha permesso di arrivare dove sono”. Un programma, quello studiato da Chavez, per far rinascere lo sport locale, con investimenti mirati sul pilota di casa, non a caso considerato il pupillo del presidente. ”Ci saranno feste ovunque – sorride Pastor pensando a quanta gioia la sua vittoria ha gia’ scatenato oltreoceano – li’ ci sono i miei amici, la mia famiglia: da tempo il Venezuela non aveva un campione da festeggiare, e’ un grande momento per me e per il mio paese”. Sul circuito catalano il pilota sudamericano, forte anche di una Williams che ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori (l’ultima vittoria era ormai datata 2004, con il successo di Juan Pablo Montoya in Brasile) si e’ riscattato e ora pensa di poter dire la sua in questo mondiale che in cinque gare ha eletto cinque diversi vincitori. Un record, a dispetto della monotonia anche solo della passata stagione. Basta monologhi, adesso il ricambio al vertice e’ gara dopo gara, tanto da far sognare allo stesso Maldonado, un quasi esordiente, la corsa al titolo. ”Tutto e’ possibile – dice il venezuelano – e’ un ottimo momento per noi, siamo tutti motivatissimi e questa vittoria dara’ altra carica. Il team e’ forte, ora dobbiamo pensare di dare il meglio ad ogni gp: il campionato e’ lungo e come abbiamo visto puo’ succedere di tutto”. Stavolta Maldonado non ha commesso errori, non si e’ lasciato travolgere dalla pressione che pure un campione come Alonso gli ha messo addosso facendogli sentire il fiato sul collo, passandolo dopo pochi metri dal via. ”Fernando ha fatto una grande partenza – racconta il pilota della Williams – e’ stato bravo. Poi siamo stati bravi nella strategia e la macchina e’ andata forte: io ho guidato bene, c’e’ un ottimo feeling con la macchina. Sono davvero felice, e’ un giorno che non potro’ dimenticare”. A guastare la grande festa pero’ un incendio, scoppiato proprio mentre il team Williams si era stretto intorno al suo campione per la foto e il brindisi di rito: un’esplosione, poi le fiamme e il fumo denso nel garage hanno scatenato il panico in tutto il paddock. Terrorizzato lo stesso pilota, mentre intorno il fuggi fuggi generale e l’arrivo di ambulanze e vigili del fuoco ha trasformato di colpo il luogo di festa. Nell’incidente sono rimasti coinvolti meccanici della Williams e quelli della Caterham (che ha il box a fianco): otto i feriti, tra cui alcuni intossicati. In Venezuela pero’ la festa e’ solo iniziata. ”Viva Pastor, campione che regala felicita’ al nostro popolo” il tam tam di twitt dei responsabili del governo di Caracas. Il ragazzo che portava il ferretto ai denti non e’ piu’ solo il pupillo del presidente, e’ gia’ quasi un eroe.

 

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