Non sarebbero emersi, al momento, secondo le forze dell’ordine collegamenti ma solo analogie tra i fatti di Brindisi e quanto accaduto a Castel Volturno (Caserta), dove il 14 maggio scorso fu trovato, a circa 200 metri dall’istituto alberghiero, un ordigno quasi simile a quello utilizzato ieri,
composto da una bombola di gas e da un innesco con una bomboletta contenente polvere pirica collegata con dei fili. C’era poi una sorta di antenna quasi a voler riprodurre un timer: un ‘falso’ ordigno non destinato pero’ ad esplodere perche’ la bombola era vuota e l’innesco assolutamente inefficace. A fianco, un cartello con una scritta ‘Colpiremo dieci volte il Capo dello Stato’ e un proclama, una sorta di rivendicazione definita dai carabinieri della compagnia di Mondragone, che conducono le indagini, piuttosto confusa. Nelle fasi immediatamente successive al fatto si ritenne che l’episodio non avesse un significato particolare. Ora, dopo quanto accaduto a Brindisi, emergono analogie cui le forze dell’ordine della cittadina del litorale domizio guardano pero’ con particolare attenzione. Oltre alla bombola di gas come elemento comune, nella scuola professionale del Casertano, tra fine aprile ed inizio maggio, si erano tenuti degli eventi sul tema della legalita’, alla presenza di magistrati della Dda di Napoli e alti ufficiali delle forze dell’ordine. Un istituto che, come quello intitolato a Francesca Morvillo-Falcone a Brindisi, e’ considerato un presidio in una terra ad alto tasso di criminalita’. Queste fin qui le analogie. Di diverso ci sono pero’ elementi considerati significativi: a Castel Volturno l’ordigno, come detto, non era stato sistemato per esplodere e aveva sostanzialmente un carattere dimostrativo. C’era poi quel piccolo cartello rinvenuto accanto alla finta bomba. Insieme con la ‘minaccia’ rivolta al Capo dello Stato c’erano anche dei riferimenti ad altri esponenti politici di rilievo nazionale; e c’era un logo che gli inquirenti hanno preferito non rendere pubblico con accanto la scritta ‘bombe’, ma che comunque, sostengono gli investigatori, non richiamava alcuna sigla nota o poco nota della galassia anarco-insurrezionalista ne’ del terrorismo di matrice politica. C’erano poi i nomi di alcune forze politiche di estrema-destra e di estrema-sinistra, una miscela di richiami che un investigatore in servizio da anni a Castel Volturno definisce ”opera di qualche mitomane seppur in possesso di informazioni di base per costruire un ordigno”. E’ proprio quest’ultimo elemento a destare delle preoccupazioni sebbene al momento tra i due fatti restino solo delle inquietanti coincidenze.