RECALE. Domenica mattina, i capi del Gruppo scout “Recale 1” hanno manifestato in piazza Matteotti contro la, quantomeno discutibile, decisione della confraternita “Santa Maria del Suffragio” di mettere alla porta i quasi 100 ragazzi della comunità. Gli scout hanno distribuito una lettera aperta ai cittadini, in cui spiegano le fasi incresciose della vicenda: «Da 25 anni a Recale esiste il Gruppo Scout che – grazie all’entusiasmo e allo spirito volontaristico di alcuni capi/educatori – ha accolto intere generazioni di ragazzi educandoli secondo i valori del “metodo Scout” e dello spirito Cristiano.
È ormai raro che vi sia anche una sola famiglia di Recale a non aver avuto un figlio, un nipote, un cugino che non abbia provato l’esperienza dello Scoutismo. Nel 1994, dopo aver cambiato molte sedi Don Claudio, parroco della Parrocchia S. Maria Assunta – quale commissario della confraternita S. Maria del Suffragio – ci assegnava, affinché ne facessimo la nostra sede, 2 ruderi in stato fatiscente siti nel campetto che si trova dietro la chiesa di Santa Maria Assunta, in via Municipio. Nel tempo e con grandi sacrifici dei ragazzi, di noi capi/educatori e dei genitori (riuniti in un comitato), siamo riusciti a realizzare tutte le opere per rendere agibili tali locali, oltre ad altre opere che abbiamo realizzato per l’uso di tutta la parrocchia. Senonché, qualche mese fa, essendosi aperta una pericolosa voragine nel campetto, la confraternita S. Maria del Suffragio ci richiedeva il permesso di passare attraverso le sedi, sfruttando una porta retrostante, per effettuare tutti i lavori in quanto risultava difficoltoso il trasporto di tutto il materiale edile attraverso la congrega. Tuttavia, con nostra somma meraviglia, dopo aver causato notevoli danni al nostro materiale conservato nella sede (tende, pali, cucine, materiale da campeggio ecc.) faticosamente comprato negli anni, in maniera violenta e clandestina, approfittando delle chiavi da noi lasciate alla confraternita per effettuare i lavori, delle persone non meglio identificate, cambiavano le serrature delle nostre sedi, “sequestrando” tutto il nostro materiale, e lasciandoci fuori dalle stesse. Da quel momento, per arrivare a una soluzione pacifica e caritatevole della spiacevole vicenda – ed anche per dare ai nostri quasi 100 ragazzi un buon esempio – ci siamo vincolati a un silenzio lontano dagli “inciuci di piazza” cercando di rivolgerci, volta per volta, a sempre più autorevoli mediatori. Tali “mediatori” dopo numerosi colloqui, hanno ricondotto i nostri interlocutori a una dimensione più ragionevole, il tutto a vantaggio di tanti ragazzi che così, per le loro attività, possono continuare a frequentare un luogo sicuro quale è la parrocchia. Tuttavia, sabato 9 giugno, quando ci siamo trovati con i ragazzi presso le nostre sedi per iniziare le attività pomeridiane, abbiamo trovato di nuovo le porte sbarrate e quindi – alla mercè di chi, oltre alla carità e fratellanza cristiana, dimentica anche le più elementari norme del vivere civile – ci troviamo “ospiti della strada”. Pur non ignorando il sostegno che da più parti ci viene generosamente offerto è quanto meno doveroso informare dell’accaduto la cittadinanza di Recale che mai ci ha fatto mancare il proprio sostegno, il proprio affetto e la propria simpatia».