Nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della biblioteca dei Girolamini, la Procura di Napoli intendeva perquisire un appartamento di via Crispi a Roma le cui utenze telefoniche risultano intestate a Marino Massimo De Caro, direttore della biblioteca ritenuto il promotore dell’ assoziazione a delinquere finalizzata all’acquisizione dei libri. L’appartamento risulta però essere anche sede del Circolo del buongoverno, associazione che fa capo al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri.

Il giorno fissato per la perquisizione – disposta dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dai sostituti Antonella Serio e Michele Fini – Maria Grazia Cerone, collaboratrice di Dell’Utri già indagata in stato di libertà, e Marino Massimo De Caro riferirono ai carabinieri che nei locali ha sede la segreteria politica di Dell’Utri “nella misura in cui il senatore vi si appoggia quando è a Roma e quando ha bisogno di fare qualche riunione” e che “la stanza occupata fino a un anno fa da De Caro è oggi saltuariamente occupata da un collaboratore del senatore”. A questo punto, i carabinieri decisero di non dare corso alla perquisizione “per il rispetto dovuto alle prerogative parlamentari” di Dell’Utri “tutelate dalla Costituzione”. Per il gip, tuttavia, si trattò di un “atto di depistaggio”: “Il servizio di monitoraggio delle utenze telefoniche in uso agli indagati forniva una rappresentazione della realtà del tutto diversa, così disvelando l’operazione di depistaggio appena avvenuta”. Maria Grazia Cerone, in particolare, parlando con una conoscente spiegava che De Caro “ha detto che non ha niente a che fare perchè quello è l’ufficio del senatore”. Alla domanda se i carabinieri avessero portato via qualcosa, Cerone rispondeva: “Proprio perchè ho dichiarato io queste cose, quindi non hanno… non hanno fatto niente”. In un’altra conversazione, la collaboratrice di Dell’Utri affermava: “Sinceramente la roba è tanta, la roba è tanta, eh… Tante scatole, perciò è impossibile portarle via”. Secondo il gip, dunque, nelle stanze usate da De Caro i carabinieri trovavano molte scatole piene di libri provenienti dalla biblioteca dei Girolamini. Di fronte al rischio di una perquisizione, “non rimane altra strada se non quella di dichiarare falsamente che l’appartamento è adibito a segreteria politica del senatore Dell’Utri, con ciò di fatto impedendo le operazioni”.

 

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