AVERSA – “Difendere il lavoro per difendere la dignità delle persone”. E’ stato questo l’incipit del discorso di Maurizio Landini, segretario nazionale della FIOM CGIL, al convegno “Crisi, lavoro, legalità” svoltosi oggi 13 giugno nell’auditorium dell’ex Macello di Aversa. Prima di Landini sono intervenuti il sindaco di Aversa Giuseppe Sagliocco, il segretario provinciale Cgil Camilla Bernabei, il referente provinciale di Libera Valerio Taglione, il presidente provinciale degli industriali Antonio Della Gatta, il segretario provinciale della Cgil Franco Tavella e Paolo Masìa del dipartimento sicurezza della Cgil. A introdurre i lavori Massimo Guglielmi, segretario casertano della Fiom, vittima di un’aggressione all’esterno della Marcon di Teverola al termine di un’assemblea sindacale promossa per rispondere all’ennesimo tentativo di discriminare la Fiom.

Troppo spesso ci si dimentica che il lavoro è un nostro diritto costituzionale e non un favore che ci viene concesso. “Si è arrivati all’idea malata -spiega Landini – e che può portare solo a un peggioramento della classe lavoratrice del lavoro come un piacere concessoci dal datore di lavoro, del lavoratore che pur di non rimanere disoccupato deve sottostare a continui ricatti, deve rinunciare ai propri diritti o addirittura alle proprie idee. Non è insolito che viene chiesto a un dipendente di aderire o non aderire a un determinato sindacato. Si deve pensare al lavoratore come a un cittadino libero, dentro e fuori il luogo di lavoro, con una propria individualità, delle proprie idee che possono essere solo un arricchimento per l’azienda”.

Maurizio Landini pone l’accento sulla depersonificazione che molti lavoratori devono subire per non trovarsi nelle lunghissime statistiche dei disoccupati, del forte attacco alla libertà e alla dignità personale che è diventata abitudine di chi sta ai posti di comando (come nel caso della Fiat ndr) “quante volte viene ripetuta la frase rituale di ricatto: se non ti stanno bene queste condizioni puoi andartene, trovo qualcun altro”.

I continui attacchi all’articolo 18 sono dimostrazione del deterioramento di valori e principi che sono fondamentali per una società democratica, sono un diretto attacco alla nostra costituzione. “Ci sono aziende che nel sud Italia non superano i 15 dipendenti e vogliono farci credere che il problema sia l’articolo 18?” Landini ha le idee chiare, molto più che tanti professoroni che purtroppo hanno posti di comando: “Non ci vuole un professore universitario per capire che penalizzando sempre la classe lavoratrice, tassandola, diminuendo gli stipendi, facilitando i licenziamenti, non si uscirà mai dalla crisi che ci attanaglia. La risorsa di un paese sono i lavoratori e le statistiche sulla disoccupazione, sui contratti atipici, sulla precarietà parlano chiaro”.

Crisi e lavoro con annessi nuovi problemi della classe lavoratrice vanno di pari passo, si scontrano e si influenzano nella contorta economia italiana, secondo il segretario della FIOM, ma non solo, altro grande deficit dell’Italia sono le mafie: camorra, mafia e ndrangheta. “Il problema della criminalità organizzata è che si è evoluta come si è evoluto il sistema, non pensiamo al camorrista come a quello di una volta, queste organizzazioni criminali sono infiltrate dovunque, nelle amministrazioni ma anche nella finanza. I camorristi oggi sono in giacca e cravatta”. Ripartire dai diritti, dalla nostra mai obsoleta costituzione, rilanciando un’idea del lavoratore che deve avere prima di tutto una sua dignità è anche un mezzo per uscire dalla crisi, la politica su questo è carente, la politica non tutela, non rappresenta più buona parte della popolazione che si vede solo stremata dalle tasse, dall’assenza di lavoro e da contratti di lavoro senza alcuna tutela e alcun diritto per questo, secondo Landini “il sindacato deve intervenire laddove la politica non è più in grado”.

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