PIGNATARO MAGGIORE – “La rigidità e la trasparenza con cui Libera tramite la coop sociale Terre di Don Peppe Diana ha gestito, seppur in via transitoria, questo terreno confiscato ha dato fastidio agli uomini del clan per cui vedere un proprio bene valorizzato dallo Stato è una sconfitta”.
Così il sindaco di Pignataro Maggiore Raimondo Cuccaro questa mattina all’incontro tenuto presso il fondo sottratto al clan Lubrano-Nuvoletta denominato “Cento Moggi” oggetto tra domenica e lunedì di un incendio di probabile origine dolosa che ha distrutto oltre metà del grano pronto da raccogliere e con il quale produrre i “paccheri”. Questa mattina tra l’altro, è partita anche la mietitura della parte residua, poco meno di dieci ettari sugli oltre 20 coltivati a grano, mentre su un’altra decina di ettari si produce la cicerchia. Presenti i referenti di Libera, della Fondazione Polis e il presidente della Commissione Regionale sui Beni Confiscati Antonio Amato. Valerio Taglione, responsabile casertano dell’associazione Libera, rimarca come “la nostra presenza qui questa mattina è la dimostrazione che noi non abbassiamo la testa e continueremo nella nostra opera di valorizzazione dei beni confiscati” mentre Geppino Fiorenza, referente di Libera in Campania, afferma che “era necessario dare una risposta immediata a chi operato questo gesto”. La coop Terre di Don Peppe Diana a Pignataro gestisce già altri due fondi in cui si produce grano, Masseria Pratilli e Campo dei Fiori, che ogni anno rendono dai 25mila ai 30mila pacchi di paccheri. C’é poi il pescheto annesso alla villa della famiglia camorristica dei Ligato; con le pesche si realizza un succo di frutta. Per la coop di Libera, il raccolto di oggi nel terreno che fu del clan Lubrano è l’ultimo in quanto la prossima semina verrà realizzata dalla cooperativa che si è aggiudicata il bando del Comune; alla gara Terre di Don Diana non ha partecipato non possedendo un requisito richiesto (tre anni di attività, ndr). “I nostri sono prodotti di qualità – spiega l’agronomo della coop Roberto Fiorillo – le sementi da noi utilizzate sono biologiche e certificate; i processi produttivi seguono regole stringenti di rispetto della terra”. Taglione auspica che “i paccheri possano essere acquistati anche da enti pubblici, magari dagli istituti scolastici, come già avviene in Toscana, dove si mangiano cibi provenienti da terreni confiscati. Sarebbe un bel segnale”. Amato ha promesso che “come Regione staremo vicino alle associazioni che si occupano di riuso sociale dei beni confiscati ma sono convinto che ci sarà uno scatto da parte delle istituzioni e di tutte le persone di buona volontà di fronte ad un’iniziativa così sciagurata posta in essere da chi non vuol far decollare un’esperienza così positiva”.