QUARTO – Presunte pressioni dei clan sulle scelte urbanistiche del Comune di Quarto, nel Napoletano, hanno portato i carabinieri a compiere una serie di perquisizioni negli uffici del Municipio. I militari si sono recati anche nella stanza e negli uffici privati del sindaco, Massimo Carandente Giarrusso, che non è indagato, e in quella di alcuni consiglieri comunali e imprenditori. Le indagini, coordinate dai pm Ardituro, Del Gaudio e Ribera, si sono concentrate in particolare sul ruolo svolto dal clan Polverino e dal possibile condizionamento delle decisioni amministrative.
A far scattare l’inchiesta le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Roberto Perrone, già capo zona dei Polverino. Il lavoro investigativo mira ad accertare se siano state compiute lottizzazioni illegali. Nell’ambito dell’indagine condotta dalla Dda di Napoli risultano dunque indagate quattro persone: il consigliere comunale dei Verdi, Giovanni Amirante, il dirigente dell’Ufficio tecnico, Giulio Cecere, e due imprenditori locali, Salvatore Mallardo e Roberto Guariglia. Le forze dell’ordine, che hanno presidiato per l’intera mattinata gli uffici del comune quartese, sia della sede centrale che quelli distaccati, hanno perquisito l’ufficio tecnico dove hanno acquisito alcune pratiche di autorizzazioni edilizie e, come detto, a puro scopo informativo, la stanza e gli uffici privati del primo cittadino. I quattro avrebbero fornito, secondo l’accusa, “specifico e concreto contributo ai fini della conservazione e del rafforzamento dell’associazione camorristica consentendo di infiltrarsi capillarmente nel settore edile”. A casa di Cecere i carabinieri hanno sequestrato, nel corso della perquisizione, materiale che stanno vagliando. Nella sua abitazione sono state trovate anche pratiche d’ufficio. “Ho piena fiducia nella magistratura e ribadisco, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che sono sempre a disposizione degli inquirenti per ogni indagine e chiarimento – afferma il sindaco di Quarto, Massimo Carandente Giarrusso – quando nel maggio 2011 sono stato eletto sindaco, sapevo delle difficoltà a cui sarei andato incontro. Stamane ho ricevuto la visita dei carabinieri che mi hanno sottoposto un decreto di perquisizione a cui ho adempito in toto. Ho cortesemente fornito loro tutti i chiarimenti del caso su fatti comunque riguardanti anche la passata amministrazione: nel documento della Procura, infatti, vengono contestati atti dal 2009”. “Aspettiamo che le indagini seguano il loro corso anche se credo che sia necessario – sottolinea Giarrusso -, per questioni di opportunità, che gli indagati facciano un passo indietro nelle loro funzioni. Sono comunque amareggiato perché si è diffusa la voce secondo cui io sarei stato tra gli indagati, notizia falsa, priva di ogni fondamento e che fa anche capire quanto accanimento ci sia nei miei confronti. Il giorno in cui dovessi risultare indagato non esiterei un istante a dimettermi”. Massimo Carandente Giarrusso, 38 anni, guida da 13 mesi un’amministrazione di centrodestra, formata da Pdl, Udc, Verdi, Noi Sud e la civica, ‘Quarto nel Cuore’.