Il sindaco di Aversa, Giuseppe Sagliocco, tirato in ballo da un pentito dei Casalesi sul sito ecoballe di Villa Literno. A puntare l’indice contro l’allora consigliere regionale, che sia chiaro non risulta indagato, è il collaboratore di giustizia Tammaro Diana.
Le dichiarazioni furono depositate dalla Dda di Napoli lo scorso 22 gennaio nell’ambito dell’inchiesta che riguarda, tra gli altri, il consigliere regionale Enrico Fabozzi. Secondo Diana, l’allora superlatitante Michele Zagaria “era riuscito a manovrare il mondo politico affinché il sito fosse ampliato su Villa Literno”.
Il pentito aggiunge: “Era un grande business in cui si lanciarono Michele Zagaria e insieme a lui anche i politici quale il consigliere regionale Sagliocco Michele (poi si corregge e dice Giuseppe Sagliocco, ndr) e il sindaco Fabozzi Enrico”. Rispetto al presunto coinvolgimento dell’attuale sindaco di Aversa, il collaboratore di giustizia sottolinea che Sagliocco avrebbe partecipato al business “con alcuni terreni che non solo autorizzò per il consenso – non so quale sia la forma giuridica esatta – ma gestì anche diversi appalti connessi alla realizzazione del sito”.
Insomma, Tammaro Diana parla di un chiaro intreccio tra Casalesi e politica nella vicenda delle ecoballe di Villa Literno. A prima vista lo scenario raccontato dal pentito appare inquietante: un patto tra clan e amministratori per gestire l’affaire rifiuti. Ma ad un’attenta lettura delle sue dichiarazioni (che, siamo certi, pochi cronisti faranno) salta agli occhi la scarsa conoscenza dei fatti, nonché la totale ignoranza delle procedure amministrative.
Sulla questione dell’appalto per la realizzazione e la gestione della piazzola di ecoballe realizzata a Villa Literno, per la quale è indagato l’ex sindaco Enrico Fabozzi, si è chiaramente pronunciata la sesta sezione penale della Corte Suprema di Cassazione (sentenza n. 753), che ha annullato l’ordinanza cautelare del Tribunale di Napoli e ha scagionato l’ex primo cittadino e attuale consigliere regionale. Accogliendo il ricorso dei legali di Fabozzi, i giudici della Cassazione hanno evidenziato che “l’appalto esulava dagli ambiti di operatività propri del sindaco”.
In altre parole, la gestione dell’emergenza rifiuti non rientrava nelle prerogative e nel potere dell’allora sindaco Fabozzi (né di quelle di Sagliocco, all’epoca consigliere regionale), in quanto la materia era di competenza del commissariato straordinario di governo. E’ come accusare un arbitro (Fabozzi o Sagliocco) di aver truccato la partita per far vincere una squadra (i Casalesi), quando quella partita è stata in realtà arbitrata da un altro direttore di gara (il commissariato di governo). Già questo basterebbe a sbugiardare Tammaro Diana, che finora nella sua carriera di pentito ha già collezionato una lunga serie di accuse tutte completamente infondate e senza alcun riscontro oggettivo. Come dimostrano la vicenda ecoballe e altre performance, sempre poco riuscite, nel suo ruolo di “grande accusatore” della politica.
Tornando al sindaco di Aversa, Giuseppe Sagliocco, che ripetiamo non risulta indagato, Diana non parla neanche in prima persona (come spesso accade anche per le accuse rivolte a Fabozzi), ma si limita a riferire quanto gli avrebbero riferito Cirillo Bernardo e Luigi Guida, i quali a loro volta avrebbero potuto riferire cose che sarebbero state riferite loro da altri che avrebbero riferito cose, a loro volta, riferite da altri ancora, che avrebbero fatto riferimento ad cose riferite da altri che riferendosi ad altre cose avrebbero riferito di riferire cose altrui. Per la serie: ogni riferimento è puramente casuale. O meglio infondato e senza alcun riscontro oggettivo.
Un altro aspetto da sottoporre all’attenzione di chi legge riguarda la “tempestività” sia delle dichiarazioni dei collaboratori-paladini di giustizia, che delle “fughe di notizie”. Diana racconta, nel caso di Fabozzi, le sue “malefatte” all’indomani dell’elezione a consigliere regionale; le confessioni di Diana, nel caso di Sagliocco, diventano “pubbliche” poco dopo la sua elezione a sindaco di Aversa.
Non sarà che candidarsi ed essere eletti è diventato reato?
Mario De Michele