PIEDIMONTE MATESE – Il dado è tratto : il consorzio di bonifica del Sannio-Alifano rompe gli indugi e, tramite una delibera della deputazione amministrativa,  porta davanti alla magistratura amministrativa la legge regionale che ha trasferito il personale dell’ex valle Telesina. O meglio promuove formale opposizione in sede giudiziale avverso i provvedimenti regionali con i quali si ordina di dare attuazione alla legge n.11-2012 nonché, in via incidentale, di sollevare questione di illegittimità costituzionale della citata legge”.

Insomma ci sarebbe la possibilità, non così remota, di vedere le legge sottoposta , nel corso della vertenza processuale, al vaglio della corte costituzionale. E’ l’esito di una vicenda che è stata prima dibattuta nel corso di un consiglio, molto animato, svoltosi nelle scorse settimane  al termine del quale  l’assemblea ha dato mandato all’esecutivo  consortile tramite il presidente di  inviare un quesito all’avvocatura dello stato su come applicare il dispositivo legislativo per una serie di problematicità richiamate in primis la copertura della spesa del personale(con varie qualifiche) da trasferire-assegnare. La legge – è scritto nella delibera- prevede quale copertura di spesa per favorire il traferimento un contributo regionale pari a 800.000 euro  per l’anno 2012 ed altro da fissarsi con successiva legge di  bilancio 2013.2016”. Inoltre  a parere della delegazione presieduta da Pietro Cappella “presenta vizi sia di tipo procedurale che sostanziale che ne inficiano la legittimità, potendo detta norma determinare danni irreversibili al consorzio del Sannio-AliFano(Valle Telesina(in riferimento ai terreni di competenza ndr) con effetti negativi sulla gestione e sotto il profilo economico. Tali danni ricadrebbero inevitabilmente sui consorziati che sarebbero sottoposti a considerevoli aumenti della contribuzione consortile a detrimento dell’economia agricola del comprensorio già da alcuni anni in un particolare stato di criticità” viene sottolineato nell’atto deliberativo che segue la diffida presentata agli uffici regionali dopo l’approvazione della legge regionale ed i successivi chiarimenti su come applicare e quindi attuare la norma regionale.  “ A distanza di oltre un mese gli organismi regionali preposti non hanno riscontrato l’istanza presentata il 6 giugno per cui, dovendo prioritariamente  difendere i legittimi interessi dell’ente si reputa doveroso evitare possibili scadenze per decorrenza dei termini ai fini della proposizione  di rituale opposizione avverso gli atti emanati, presso la competente sede giudiziale” viene sintetizzato dalla giunta consortile.

 

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