NAPOLI – il consiglio Regionale della Campania alza bandiera bianca nei confronti della lobby dei cacciatori. Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il testo unificato sulla “protezione della fauna selvatica e disciplina dell’attività venatoria in Campania”.
La legge riduce i vincoli burocratici per ottenere la licenza di caccia e aumenta gli spazi concessi per la fauna migratoria, mentre restano invariati quelli per la fauna stanziale. Sono, stando ai dati forniti dalle associazioni di categoria, 45mila i cacciatori presenti in Campania. Ognuno di essi versa, come tassa regionale, 66,62 euro ogni anno per la concessione della licenza di caccia a cui, con l’approvazione della legge, vanno ad aggiungersi altri 31 euro per cacciare la fauna migratoria. In totale, si tratta di circa 4,5 milioni di euro che, ogni anno, vengono versati dai cacciatori nelle casse campane. Parte di essi è destinata alla ripopolazione della fauna cacciata.
La legge ha abrogato l’articolo 34 dell’ultima Finanziaria regionale il quale prevedeva che l’esercizio della caccia fosse subordinato a prenotazione giornaliera per il territorio. Alla discussione della legge, incardinata nel corso della scorsa seduta del parlamentino campano, hanno assistito diverse associazioni regionali di cacciatori: Federcaccia Campania, Federazione Italiana Caccia e Libera Caccia.
Contro il testo si erano battuti gli ambientalisti di WWF, Legambiente e Lipu che ritengono le nuove norme un grave pericolo per la fauna regionale. “Tra le modifiche – si legge in un appello circolato in rete nei giorni scorsi – più devastanti, la nuova legge permette la caccia agli uccelli migratori anche senza che i cacciatori rispettino il territorio di appartenenza a loro assegnato (come avviene ora), questo favorirà un vero e proprio massacro per tantissime specie di uccelli che transitano sui nostri cieli. Inoltre, questa legge contiene una serie di norme che faciliteranno l’esercizio della caccia in maniera indiscriminata tra cui l’aumento dei giorni di caccia settimanali, aumento della possibilità di realizzare appostamenti di caccia fissi, addestramento dei cani anche in periodi di caccia chiusa e di riproduzione delle specie, caccia aperta tutto l’anno nelle riserve di caccia dove non possono accedere neanche le guardie delle associazioni di protezione ambientale. Tutte queste norme non solo non rispettano la normativa nazionale ma calpestano le Direttive europee ambientali ignorando anche l’esistenza delle aree protette appartenenti alla Rete europea Natura 2000 (in Campania – anche se pochi lo sanno – ve ne sono circa 150 e tutte bellissime)”.