Furono le magie di Maradona e Careca a consegnare 22 anni fa la Supercoppa al Napoli: gli azzurri, allora freschi campioni d’Italia per la seconda volta, rifilarono nel 1990 una ‘manita’, come si direbbe oggi, ai bianconeri di Maifredi, umiliati 5-1.

Da allora Napoli e Juve, pur se per motivi diversi, hanno conosciuto momenti esaltanti ma anche profonde cadute, retrocessioni e risalite. Domani, alle 14 italiane, si presentano a Pechino per mostrare alla Cina il volto più spettacolare del calcio italiano e giocarsi la rivincita di quella remota Supercoppa; ma, soprattutto, della Coppa Italia vinta dagli azzurri meno di tre mesi fa. E proprio da quel match riparte Walter Mazzarri, il livornese schietto che vuole cominciare la sua quarta stagione in riva al Golfo portando il secondo trofeo in bacheca. “Ripartiamo dalla finale di Roma”, ha più volte detto nella preparazione estiva, facendo capire alle stelle nascenti come Insigne e ai lottatori scontenti come Gargano, che il posto dovranno conquistarselo. Già, perché dopo lo splendido precampionato azzurro fatto di quattro vittorie contro Bayern Monaco, Bayer Leverkusen, Bordeaux e Sporting Braga (dieci gol fatti e quattro subiti), domani al Nido d’Uccello di Pechino si fa tremendamente sul serio. Prima di tutto perché è in palio il primo trofeo vero, poi perché c’é la Vecchia Signora, come ha ricordato capitan Cannavaro: “Napoli e Juve hanno scritto pagine storiche del calcio e ora ne vogliamo scrivere un’altra”, ha detto. In più il presidente Aurelio De Laurentiis vuol fare affari d’oro con i cinesi e non ci starebbe proprio a farsi conoscere da sconfitto. Così Mazzarri darà spazio domani ai nuovi ‘titolarissimi’ e al nuovo modulo, 3-5-1-1: sia con il rivalutato Britos, il già inserito Behrami (in ballottaggio però con Gargano) e la certezza Pandev. In più, da un altro stadio olimpico, quello londinese, arriva a Pechino anche Edinson Cavani. L’uruguayano, invece di immusonirsi davanti alla tv a guardare Brasile e Messico sfidarsi per quell’oro che agognava, ha preferito dare tutto in campo per Mazzarri e domani sogna di gioire anche lui in uno stadio olimpico, sebbene con una medaglia di minor valore. Il Napoli, insomma, c’é. E forse è ancor più pericoloso di quello che, unico in tutta la stagione, il 20 maggio strapazzò la Juve nella finale di Coppa Italia. Allora c’erano le tossine di una stagione lunghissima nelle gambe, ora c’é l’entusiasmo per una nuova avventura, ma anche la proverbiale prudenza di Mazzarri a frenare l’irruenza azzurra. “La Juve è campione d’Italia e si è pure rinforzata”, ha ricordato l’allenatore del Napoli, che è preoccupato anche dall’ambiente pechinese, dove non ci sono tifosi da Napoli e i cinesi sembrano in maggioranza filo-Juve. Niente distrazioni, quindi, anche perché il nuovo modulo non é ancora andato giù a memoria come il rodatissimo precedente. Niente distrazioni, perché i napoletani, seppure a migliaia di chilometri e sotto il sole d’agosto, vogliono tornare in strada a gridare di gioia.

 

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