AVELLINO – “Chi non diventa folle non è normale”, è con questo slogan che il Maestro Concertatore Goran Bregovic ha aperto il Concertone della “Notte della Taranta”, e con lo stesso motto sabato 1° settembre alle ore 21:00 darà inizio all’irripetibile “due giorni” di musica “gitana” ad Avellino, nell’ambito della rassegna Musica al Parco del Teatro Carlo Gesualdo, che proseguirà con l’incontro/dibattito al Caffè Letterario di Avellino il sabato sera alle ore 23:30, per concludersi domenica 2 settembre con il concerto dei Manomanouche alle ore 21:00.
Dedicare una “due giorni” alla musica nomade non è una scelta che capita per caso, da sempre l’immaginario zigano o “Gipsy” è un contenitore ingordo di cliché e luoghi comuni, ma anche di magiche suggestioni secolari, musiche, danze, colori; un mondo custode di oralità e di vagabondaggio, di riti e cerimoniali smarriti nella notte dei tempi, di itinerari erranti per le strade, di etnie diverse e popoli divisi. Muse di pittori, musicisti, scrittori: i girovaghi, gli zingari, i “Gipsy” continuano, da sempre, ad infondere quel sentimento mescolato tra il mistero e la paura, l’avversione e la curiosità. Sentimenti questi, figli di retaggi culturali mai veramente approfonditi né superati, ma che grazie al linguaggio universale della musica, hanno portato e porteranno al cambiamento ideologico ed all’integrazione culturale. L’universo musicale degli zingari, così multi variegato anche per via delle tante comunità che ne costituiscono l’insieme, non sempre viene conosciuto ed apprezzato per come si dovrebbe, ecco allora il giusto approfondimento e riconoscimento nella “due giorni” avellinese a loro dedicata.
Nato nel 1950 a Sarajevo da madre serba e padre croato, sposato con una donna di religione musulmana, Goran Bregovic ha visto con i proprio occhi il disgregarsi sanguinoso della Jugoslavia, ma è rimasto sempre convinto che essere un po’ ‘gipsy’, almeno per un momento nella vita, ed il non dover continuamente rispettare le regole del sistema, può rendere le distanze culturali e politiche più vicine. Con questa certezza, lontano dalla sua terra, ma testimoniando le sue radici, suonando e componendo tra Parigi e il mondo, è oggi riconosciuto come la rock star più rappresentativa dei Balcani, colui che più di ogni altro ha saputo portare nel mondo la gioia ed i mille colori della magia tzigana, da “Il tempo dei gitani” alla “Carmen con happy end”, fino a quest’ultimo progetto musicale dove i Gipsy li ha voluti riunire tutti o quasi, dimostrando nei fatti che i gitani sono sempre stati il vero talento del mondo. Si chiama, non a caso, “Champagne for Gypsies” il nuovo progetto di cui porterà un assaggio brioso e vivace anche al Teatro Gesualdo. Inutile dire che ogni suo concerto è una autentica festa e allo stesso tempo una riscoperta delle radici dell’uomo e dell’abbattimento delle frontiere. Dice lo stesso Bregovic: “La più grande lezione che il 21 secolo potrebbe imparare è di vivere con la differenza”. Il suo concerto con l’immancabile Wedding and Funeral Band, sarà certamente un grande party musicale, una festa di suoni e colori che il grande musicista di Sarajevo porta ad Avellino insieme a una straordinaria Brass Band gitana ed a due cantanti bulgare, temporaneamente “rubate” al celebre coro della Radiotelevisione di Sofia. Subito dopo il concerto di Goran Bregovic, nell’ambito della rassegna jazz di “Musica al Parco” con la direzione artistica dell’associazione “I Senzatempo”, verrà proposta l’iniziativa “IL TEATRO SCENDE IN CITTA’” ovvero un incontro simpatico e conviviale direttamente con il gruppo dei Manomanouche presso il Caffè Letterario di Avellino, sito alla Via Brigata 41/43, con informazioni, indicazioni, dibattiti e commenti sul loro concerto e con la proiezione di un interessante e breve documentario dedicato alla figura di Django Reinardht, presentato al Festival della Musica Manouche di Torino.
I Manomanouche propongono un repertorio caratterizzato da una musica anch’essa molto coinvolgente (definita gypsy jazz) che affonda le sue radici nella vera tradizione zigana. In particolare viene proposto il repertorio dei nomadi Manouche che tennero a battesimo il grande chitarrista Django Reinhardt, il massimo esponente della musica manouche che ha determinato l’incontro tra questa cultura e la tradizione jazzistica, fondendo lo swing con i colori della musica zigana. Il suo particolare stile esecutivo (arpeggi eseguiti con la mano destra, con veloci passaggi di note somiglianti agli infuocati raseguado del genere flamenco) ha reso Reinhardt un caposcuola noto in tutto il mondo, e gli ha permesso di annientare la sua limitazione fisica determinata da un brutto incidente alla mano sinistra.
I Manomanouche sono un’eccellente e riuscitissima realtà musicale internazionale che ha effettuato un interessante e rispettoso lavoro di riscoperta ed assimilazione di tale cultura. Il concerto dei Manomanouche è di quelli dall’impatto forte ed immediato anche perchè completamente realizzato con strumenti acustici: due chitarre tipiche del jazz manouche suonate magistralmente da NUNZIO BARBIERI e LUCA ENIPEO, la fisarmonica ed il bandeon di MASSIMO PITZIANTI, il contrabbasso di PIERRE STEEVE JINO TOUCHE e la magnifica voce fuori da ogni tempo di ELENA COLOMBATTO. Swing, folklore tzigano e melodia italiana, tutto si fonde e viene letto in chiave completamente acustica. Tutti i componenti fanno parte, alcuni da più di 20 anni, del gruppo storico di Paolo Conte. Sarà un bellissimo omaggio non solo alla musica manouche del grande chitarrista Django Reinhardt, ma anche un coinvolgente percorso attraverso le splendide melodie a cavallo tra gli anni ’30 e ’50, dal Quartetto Cetra, a Natalino Otto sino al Trio Lescano. Il tutto, ovviamente, nella suadente armonia del gypsy-jazz. Come sempre, lo spettacolo presentato dall’impeccabile Tonino Bernardelli, sarà preceduto dall’intervista con gli artisti che si svolgerà nel confidenziale spazio critico di “Retropalco” condotto dal noto critico musicale Alceste Ayroldi, ormai caro al pubblico della rassegna.