L’America delle proteste contro la guerra in Vietnam, quella di oggi che scende in strada contro Wall Street, la politica cosi’ lontana dalla gente e la verita’ cosi’ difficile da conoscere. Robert Redford, 75 anni, sale in cattedra alla Mostra del cinema

con il suo nuovo film, oggi fuori concorso, The Company You Keep, un thriller tra politica e impegno, nel piu’ puro stile del suo cinema indipendente. ”Ogni generazione ha la possibilita’ di diventare guida del proprio tempo. Mi rattrista vedere che la mia sia cosi’ corrotta da non cogliere questa opportunita’ che poi e’ anche un dovere che abbiamo rispetto ai giovani di oggi: dovremmo lasciare in eredita’ qualcosa di buono piuttosto che un mondo che sta marcendo. Io sento che la nuova generazione e’ fantastica”, ha detto un Redford indomito, combattivo a dispetto dell’eta’. Il programma veneziano e’ intenso e per il regista e’ anche la prima volta alla Mostra (”sembra incredibile, sara’ un caso o un destino?”): e’ la star di oggi e capita all’Excelsior proprio mentre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sta pranzando con Ermanno Olmi, i giurati italiani Garrone, Ferrari e Favino, il presidente della Biennale Paolo Baratta e il direttore della Mostra Alberto Barbera.

L’occasione per un incontro con Napolitano pur breve non va sprecata. La sala della conferenza stampa al Casino’ e’ stracolma, l’accoglienza, come prevedibile, e’ da superstar. The Company You Keep (in sala da 01), tratto dal romanzo omonimo di Neil Gordon, va a ripescare una storia vera e un contesto, quello della deriva radicale del movimento che si oppose alla guerra del Vietnam. Un reporter (Shia Labeouf) giovane e determinato di un giornale locale segue il caso dell’arresto dopo 30 anni di una militante del gruppo rivoluzionario Weather Underground che era diventata una casalinga di provincia (Susan Sarandon). Con fiuto e fonti giuste scopre che la donna stava andando a costituirsi e che l’avvocato che rifiuta di seguire il suo caso e’ in realta’ un vecchio militante, accusato della morte di una guardia durante una rapina che il gruppo fece nel Michigan.

L’avvocato (Robert Redford) e’ vedovo e ha un figlia: inseguito dall’Fbi, cerca di sfuggire al suo destino in carcere andando a ritrovare l’unica donna che puo’ salvarlo, scagionandolo, la sua ex compagna di lotta e di vita (Julie Christie), che non ha mai cambiato idea sulla rivoluzione e che commise la rapina al posto suo. ”Dentro questo film – ha raccontato Redford – ci sono la politica di quegli anni e le sofferenze di chi fu coinvolto in azioni sanguinose. Ma soprattutto al centro della storia ci sono i conti con il passato e quello che un uomo e’ disposto a fare per l’amore dei figli”.

Redford ha detto che aveva in mente I miserabili quando ha deciso di fare questa film: ”Mi interessava questo giornalista investigatore che non molla la preda e volevo capire dove si sarebbe fermato”. Secondo Redford il giornalismo di oggi e’ diverso dagli anni ’70, ”all’epoca non c’erano internet e le nuove tecnologie che hanno moltiplicato le informazioni ma reso piu’ difficile la ricerca della verita’ perche’ tutti i canali, e sono tanti, cercano di vendere la propria”. La politica a suo dire e’ lontana dalla gente, ”penso alla Convention repubblicana, a tutti quei soldi spesi mentre c’e’ chi muore di fame: una convention infarcita di bugie, che interessa l’1% della popolazione”.

Eppure c’e’ chi come Clint Eastwood ci crede: ”non faccio commenti sui colleghi”, e’ tutto quello che risponde. Giacca bianca, maglietta e pantaloni neri, occhiali da sole, accompagnato dal coprotagonista Shia LaBeouf, Redford raccoglie gli applausi dei cronisti.

”Obama – ha detto – rappresenta quella parte del mio paese che ritiene inevitabile il cambiamento, l’altra parte invece fa di tutto per ostacolarlo. Una situazione triste. Ma le proteste di Occupy sono giuste, cosi’ come la necessita’ di difendere i diritti che abbiamo, la liberta’ messa sempre in pericolo, anche se credo che i padroni di Wall Street se la caveranno sempre, il loro potere non tramontera’ mai”. Se per la storia il riferimento e’ ai Miserabili, un paragone cinematografico e’ inevitabile: Tutti gli uomini del Presidente, con lui e Hoffman a scoprire il caso Watergate. Redford non nega il paragone, ”ma oggi e’ piu’ duro essere idealisti come lo si era allora”, quanto ai radicali di Weather Underground ”secondo me le idee erano quelle giuste, ma certo non posso condividere la violenza”.

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