Entra nel vivo l’agitazione dei sindacati di categoria nel settore delle Telecomunicazioni annunciata ufficialmente prima della pausa estiva con la proclamazione di una giornata di sciopero per tutti i lavoratori del comparto.
Lunedì 17, infatti, le cuffiette degli operatori di Telecom, Vodafone, Wind/Infostrada, Tre – per quel che compete le aziende ‘in house’ – e quelle dei colleghi dell’outsourcing di Almaviva, Telecontact, Assist, Teleperformance, Visiant e tante altre aziende del segmento resteranno appese alle position di lavoro per la mobilitazione nazionale contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto nel dicembre 2011, la cui trattativa è saltata all’apertura del confronto per volontà della controparte che ha bocciato in toto la piattaforma sindacale votata ed approvata nella primavera scorsa dalle assemblee nei luoghi di lavoro in tutta Italia. Asstell – l’associazione di Confindustria che raggruppa gli industriali del settore – edAssocontact hanno infatti nel giungo scorso rimandato al mittente l’intero impianto elaborato dai sindacati di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil ed approvato dagli oltre 100mila lavoratori del settore sostenendo l’impossibilità, data la crisi, di riconoscere un solo euro di aumento salariale e proponendo, di contro, la suddivisione del comparto un due mega contratti, il primo per le aziende storiche e committenti, il secondo di esclusiva pertinenza dei customer care, nel quale riversare gli operatori di call center e le aziende in outsourcing.
“Il problema principale – spiega Massimo Taglialatela, segretario generale Uilcom e leader del movimento sindacale delle Tlc in Campania – è stato quello di voler smembrare un settore il cui campo di applicazione, in coerenza col principio condivido da Confindustria di semplificare i contratti, era stato allargato soltanto tre anni fa nel corso del precedente rinnovo. Ipotizzare – prosegue Taglialatela – in questa fase storica di creare un contratto di ‘serie A’, al quale aderirebbero i grossi gestori della telefonia fissa e mobile, ed uno di ‘serie B’ riservato ai call center ed all’area customer in generale – all’interno del quale ci sarebbe poi anche una sorta di ‘riserva di caccia’ da precarizzare sempre più in nome della flessibilità spinta e dell’abbattimento dei costi – riservata al mondo degli outsourcer, sarebbe una vera follia”.
Altro campo di scontro tra le parti è il nodo degli appalti. “Abbiamo assistito negli ultimi anni – aggiunge il sindacalista – al frenetico ricorso da parte delle aziende allo stratagemma della cessione di ramo di azienda ed all’esternalizzazione e delocalizzazione delle attività. Questa prassi non garantisce i lavoratori. Abbiamo proposto ad Asstel di inserire nel rinnovo del contratto le cosiddette ‘clausole sociali’, già esistenti nel settore pubblico, per legare le commesse e le attività ai lavoratori garantendo a questi di continuare a lavorare anche in caso di cessione a terzi dell’attività da parte del proprio datore di lavoro. Ovviamente ci è stato risposto di no. Ma riteniamo che per arginare questo fenomeno non ci siano altri modi”.
Il sindacato chiama a raccolta, quindi, l’intero settore spiegando per bene le ragioni di una protesta che non riguarda una parte soltanto delle Telecomunicazioni ma tutti i lavoratori che ne fanno parte, dalle reti al call center, dai settori amministrativi alle aree commerciali.
Per questo Slc Fistel e Uilcom lunedì 17 settembre a partire dalle ore 09,00 raduneranno dinanzi all’Assessorato al Lavoro (Is. A6 al centro direzionale di Napoli) tutti i lavoratori campani delle Telecomunicazioni per una grande manifestazione regionale.
Nel corso della mattinata, quindi, una delegazione di dirigenti sindacali delle tre sigle e di Rsu sarà ricevuta dall’Assessore al Lavoro Severino Nappi al quale verrà illustrato il settore nelle sue dimensioni regionali – soltanto aziende come Telecom, Vodafone e Wind in Campania impiegano oltre 5000 dipendenti – e per chiedere un intervento forte sul Governo da parte della Regione Campania e della Giunta Caldoro in previsione del forte impatto che già adesso sta avendo sul potere di acquisto dei lavoratori il mancato rinnovo del contratto delle Tlc per effetto del mancato recupero salariale previsto dall’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo), indicatore attraverso il quale i sindacati di categoria avevano in piattaforma calcolato la richiesta di aumento salariale di 140 €/mese parametrata al 5° livello della declaratoria professionale per consentire, come prassi, ai lavoratori di recuperare il divario tra costo della vita e potere di acquisto dei salari.