‘Solo’ 4.500 confezioni vendute in poco piu’ di 5 mesi, a fronte di circa 13.000 in Germania. Dallo scorso aprile, data del suo arrivo nelle farmacie italiane, la contraccezione di emergenza a base di ulipristal acetato (UPA), comunemente chiamata ‘Pillola dei cinque giorni dopo’

(nome commerciale EllaOne), rimane ancora una chimera per molte donne. Il dato e’ della Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC), che rileva come ben 7 ginecologi su 10 non la prescrivano a causa dell’ obbligatorieta’ del test di gravidanza preventivo, come emerge da un’indagine su 200 specialisti sul territorio nazionale. Il farmaco, oltre all’obbligo di ricetta medica non ripetibile, prevede infatti (unico caso al mondo) anche l’obbligo per la donna di effettuare un test di gravidanza prima della prescrizione e il contestuale obbligo per il medico di verificarne l’esito prima di prescrivere il farmaco. Si tratta di ”un’anomalia tutta italiana – afferma il presidente Smic Emilio Arisi – che sta penalizzando in primis le donne che devono sottoporsi a un test spesso non necessario per poter ricevere un farmaco che risulta sempre comunque più efficace delle precedenti formulazioni”. In Germania, rileva la Smic, dove non si prevede l’obbligatorietà del test, a cinque mesi dalla commercializzazione, sono state vendute quasi 13mila confezioni di Ellaone. In Italia, nello stesso arco di tempo sono invece 4.500 le confezioni vendute.

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