Un’operazione della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Livorno, ha portato stamani all’arresto di otto persone italiane nel Casertano che commerciavano utensili per il bricolage evitando di pagare i dazi doganali. I container con i materiali provenivano dalla Cina e venivano importati in Italia transitando dal porto di Livorno tramite una ditta austriaca, evitando così il dazio doganale. La guardia di finanza ha accertato però che invece di finire in Austria, gli utensili venivano distribuiti sul territorio nazionale (con danno all’erario) da una serie di società fittizie.
Nell’Operazione Bricolage la procura di Livorno ha sottoposto a sequestro preventivo 15.000 utensili, due appartamenti di lusso a Castel Volturno (Caserta) e una Mercedes, tutto per un valore commerciale di 1,5 milioni di euro a fronte di un’evasione Iva di circa 2 milioni. Complessivamente la Guardia di Finanza ha denunciato 15 persone. Gli otto arrestati sono tre in carcere e cinque ai domiciliari; tutti cittadini italiani, sono residenti nelle province di Napoli e Caserta. le accuse, a vario titolo, sono di contrabbando aggravato, falso per induzione e violazioni fiscali. “Il danno all’erario ammonta a circa 2 milioni di euro – ha spiegato stamani il procuratore di Livorno Francesco De Leo – ma ciò che è peggio è che tutto questo avveniva attraverso il meccanismo legittimo del deposito Iva e che il danno all’economia è anche più ampio perché le merci finivano sul mercato a prezzi ribassati”. E’ durata un anno l’indagine della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle dogane di Livorno, coordinata dal pm Luca Masini. Al porto di Livorno, avvalendosi del regime del deposito fiscale Iva, la società austriaca Phoenix Gmbh importava utensili provenienti dalla Cina senza pagare l’Iva. Il luogo di destino della merce infatti non era mai quello indicato sulle fatture (che corrispondeva a magazzini commerciali di alcune società fittizie): gli autisti incaricati del trasporto ricevevano dagli indagati indicazioni per recapitare la merce in un piazzale ubicato a Sant’Anastasia (Napoli) dove i container venivano momentaneamente depositati e svuotati del carico. Così, proprio attraverso lo schermo di queste società, prive di struttura commerciale e organizzativa, e completamente sconosciute al fisco, veniva aggirato il pagamento dell’Iva già differito grazie al deposito fiscale nel porto di Livorno. L’attività illecita andava avanti dal 2009.