VILLA LITERNO – E’ finita finalmente la sagra delle calunnie contro il consigliere regionale Enrico Fabozzi. Già sbugiardati dalla Cassazione, ora i collaboratori di giustizia, che in un Paese “normale” verrebbero definiti criminali, assassini, bestie, saranno smascherati anche durante il processo.

L’ex sindaco di Villa Literno, infatti, rinuncia all’udienza preliminare, fissata per il prossimo 5 ottobre, e chiede il rito immediato. La richiesta sarà presentata lunedì prossimo dagli avvocati Umberto Del Basso De Caro e Mario Griffo. La decisione di accorciare i tempi per dimostrare la propria innocenza davanti al giudice della prova e in un dibattimento pubblico è stata presa direttamente da Fabozzi, che ha chiesto ai suoi legali di rinunciare all’udienza davanti al Gup di Napoli.

Tramite gli avvocati, il consigliere regionale fa sapere che non ha voluto utilizzare scorciatoie come il rito abbreviato, che gli avrebbero consentito l’immediata scarcerazione, per comprovare durante il processo di essere totalmente estraneo ai reati che gli vengono contestati. Fabozzi è accusato dai pm della Dda partenopea di concorso esterno in associazione camorristica, corruzione, voto di scambio e turbativa d’asta.

Tutte le accuse, basate sulle dichiarazioni di criminali, assassini, bestie (che solo noi in Italia chiamiamo collaboratori di giustizia) contenute in due ordinanze emesse dal Gip di Napoli, sono state dichiarate infondate dalla Cassazione, che il 26 aprile 2012 ha la prima ordinanza sull’ipotesi di concorso esterno, corruzione e voto di scambio, mentre lo scorso 28 settembre 2012 la Suprema Corte ha annullato la seconda ordinanza relativa alla presunta turbativa d’asta.

Insomma, l’inchiesta denominata “Favola” si è dimostrata tale anche nei fatti, essendo basata su accuse lanciate da criminali, assassini, bestie, qui da noi pentiti, che hanno sputato sterco dalle loro fauci fetide sull’ex sindaco di Villa Literno. E lo sterco di criminali, assassini, bestie è bastato a fare incarcerare Fabozzi, recluso da quasi un anno (15 novembre 2011) nella struttura di Secondigliano.

Ma sulla fiera delle bugie è calato il sipario. Ci sono voluti oltre 10 mesi per screditare criminali, assassini, bestie che dopo aver minacciato, ucciso e devastato il territorio sono diventate persone “credibili” agli occhi e alle orecchie di una magistratura in preda a teoremi accusatori figli di una (in)cultura giustizialista. Dopo la seconda sentenza della Suprema Corte a suo favore, il consigliere regionale Fabozzi ha finalmente avuto la possibilità di dire basta. E sempre tramite i legali Del Basso De Caro e Griffo, ha fatto sapere di non nutrire dubbi sul fatto di dimostrare in sede processuale la sua innocenza e ha scelto il rito immediato proprio perché la verità venga finalmente alla luce e tutto il fango gettato sulla sua persona sia definitivamente spazzato via.

I suoi avvocati sottolineano che Fabozzi, fin dall’inizio di questa vicenda, non ha mai cercato espedienti giuridici per sottrarsi al confronto con i magistrati e sta affrontando il lungo periodo di reclusione con grande dignità, perché il suo primo obiettivo è quello di attestare di aver agito, nel periodo in cui era sindaco di Villa Literno, sempre con la massima trasparenza e nel pieno rispetto della legge. Fabozzi – affermano i suoi legali – oltre a essere assolto vuole dimostrare a tutti, soprattutto ai suoi elettori, che sul suo conto sono state dette solo bugie destituite di ogni fondamento.

Peraltro proprio i giudici della Suprema Corte, annullando la prima ordinanza, hanno sancito la totale inattendibilità dei criminali, assassini, bestie, che lo accusano di aver stretto un patto con la criminalità organizzata per fini elettorali e di aver pilotato alcuni appalti, tra cui quello per la riqualificazione urbana di Villa Literno.

Le dichiarazioni dei calunniatori – ha sentenziato la Cassazione – “sono discordanti e prive di qualsiasi riscontro oggettivo”, per cui non si configura nessuna delle ipotesi di reato contenute nell’ordinanza del Gip di Napoli. E se la sagra delle calunnie è terminata, resta la vergogna, indelebile, di aver condannato una persona perbene a una pena preventiva-detentiva di quasi un anno.

Ingiustizia è fatta.

Mario De Michele

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