Punto e a capo. Nel gruppo consiliare Pd della Regione Campania si apre una nuova fase. A due anni e mezzo dall’insediamento del parlamentino regionale si rimescolano le carte. A farne le spese Giuseppe Russo, costretto con suo sommo dispiacere a dimettersi da capogruppo.

La decisione è arrivata nell’ultima riunione dei consiglieri regionali Democratici. Oltre a Russo erano presenti Rosa D’Amelio, Donato Pica, Anna Petrone, Lucia Esposito, Nicola Caputo, Gianfranco Valiante, Umberto Del Basso De Caro, Lello Topo, Antonio Marciano, Angela Cortese, Mario Casillo e Antonio Amato. Desaparecidos Antonio Valiante. La fase di transizione sarà gestita da un triumvirato composto dal capogruppo dimissionario, dal suo vice Del Basso De Caro (anch’egli dimissionario) e dal segretario regionale Enzo Amendola. Un modo per salvare le apparenze.

Ma perché Russo, sempre a suo agio nei posti di comando e poco avvezzo a fare spazio agli altri, si è dimesso? La motivazione ufficiale è che si è giunti al giro di boa, per cui era necessario avviare una fase di verifica. Le ragioni vere, invece, affondano nel campo della politica. Da molti mesi nel gruppo Pd serpeggia un forte malumore nei confronti di Russo. L’ormai ex capogruppo ha troppo spesso interpretato il suo ruolo senza raccordarsi con gli altri consiglieri, come se avesse una sorta di mandato in bianco, senza però che nessuno glielo avesse concesso.

Col passare del tempo l’agire “solitario” di Russo ha scavato un solco, sempre più profondo, tra lui e gran parte dei suoi amici di partito. E se nella prima parte del mandato le sue “fughe in avanti” venivano tollerate, negli ultimi mesi gli equilibri interni sono mutati e Russo si è ritrovato sempre più isolato. Il filo diretto con Caldoro, intessuto sulla base di una presunta correttezza istituzionale, ha condotto il Pd sul crinale del trasversalismo e dell’ambiguità politica.

Con Russo al timone (e con il tacito avallo di Amendola) i Democratici hanno via via smarrito la strada di una netta e chiara opposizione al governo regionale, al punto che, con il paravento della crisi economica e della difficile situazione in cui versa la Campania, sono ricomparsi irrefrenabili impulsi consociativi. E dietro la formula magica del “bene comune” si celava in realtà il “bene del singolo”.

Ora però i consiglieri regionali del Pd (fatta eccezione per quei pochi ancora seguaci di Russo, come il fedelissimo Lello Topo) hanno finalmente tirato una riga per segnare le distanze dalla maggioranza e per condurre una vera e coerente battaglia politica contro le scelte del centrodestra. Non sarà facile ritrovare la retta via e recuperare il terreno perso. Bisognerà partire dal nuovo assetto all’interno del gruppo. In primis dal capogruppo. Serve un uomo politico navigato in grado di ridare credibilità al partito e di rilanciarne l’azione in seno al consiglio regionale. L’identikit sembra essere quello di Umberto Del Basso De Caro. Il noto penalista ha le spalle larghe per aprire una nuova stagione e riportare nell’alveo della collegialità le scelte del gruppo consiliare.

Un altro nodo da sciogliere riguarda le cariche di presidente di commissione. La “dipartita” di Russo e il giro di boa della consiliatura hanno determinato un effetto domino. Hanno annunciato le dimissioni tutti i presidenti targati Pd: Topo (commissione d’inchiesta per i servizi pubblici), Pica (commissione speciale per la prevenzione del mobbing sui luoghi di lavoro e di ogni forma di discriminazione), Amato (presidente commissione speciale per le bonifiche ambientali e il riutilizzo dei beni confiscati), Caputo (commissione speciale per la trasparenza e il controllo degli atti della Regione).

Resta l’incognita Antonio Valiante, vicepresidente del consiglio, che come dicevamo è stato l’unico assente alla riunione dei consiglieri regionali. Sarà un caso o teme di perdere la poltrona? Lo sapremo nelle prossime ore.

Ma al di là della nuova geografia interna al gruppo Pd, la “madre di tutte le guerre” è un’altra: come la prenderanno i vertici nazionali del partito? Questa vicenda si inserisce in uno scenario molto più ampio. Le elezioni politiche sono ormai alle porte. E non è escluso che il “caso Campania” possa essere risolto dall’intervento a gamba tesa degli apparti romani dei democrat, magari con un brusco stop al tentativo di imprimere un cambio di passo all’azione del gruppo regionale. Ipotesi tutt’altro che remota visto che il Pd ha ormai fatto sua la celebre frase morettiana: “Continuiamo così, facciamoci del male”.

Mario De Michele

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