ORTA DI ATELLA – Serata d’altri tempi nella sala conferenze del Castello di Casapozzano dove l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema ha risposto alle domande dei Giovani Democratici e dato ufficialmente inizio alla campagna elettorale per le primarie di Pier Luigi Bersani in Terra di Lavoro.

Il presidente del Copasir è stato stuzzicato su tematiche di carattere nazionale e internazionale ma anche su Renzi e l’identità del Pd che a quasi un lustro dalla sua fondazione non si riesce ancora a definire nitidamente. Ad ascoltare D’Alema c’era tutto lo stato maggiore del Pd Casertano, l’onorevole Stefano Graziano, i consiglieri regionali Nicola Caputo e Stefano Graziano, i sindaci Vitale, Cappello, Magliulo, Masi e tanti altri amministratori locali di Terra di Lavoro.  In totale ad Orta saranno stati tra i trecento e i quattrocento (a voler essere molto generosi ndr), non di più.

“Bisogna far comprendere alla gente – ha detto D’Alema in uno dei suoi interventi – che l’uscita dai tecnici dal governo e l’imminente ritorno della politica non rappresentano un male perché non tutti i politici sono uguali. Noi, quando siamo stati chiamati a governare, abbiamo dimostrato di saperlo fare mentre chi ci ha seguito ha gettato discredito sul nostro paese”.

L’ex diessino ha anche toccato il problema della pressione fiscale: “Ci sono governi, che attraverso i condoni, hanno diffuso la cultura dell’illegalità. Noi a tutto questo dobbiamo dire basta e arrivare a premiare i cittadini onesti, quelli che pagano le tasse con regolarità”.

Ma D’Alema ha anche difeso la Riforma del lavoro targata Elsa Fornero: “La rforma del lavoro – ha detto – va difesa. Non possiamo sembrare un paese schizofrenico che riforma sempre le stesse materie. Si devono, però, incentivare, anche economicamente,  le forme di lavoro stabile”. Una risposta che probabilmente non piacerà al campo progressista di quell’alleanza “moderati-progressisti” che D’Alema e Bersani cercheranno di costruire qualora la maggioranza uscita dalle urne non abbia i numeri necessari a governare il paese (un’evenienza molto probabile date le proposte di riforma della legge elettorale ndr).

Ma al di là dei contenuti e delle liturgie di partito l’incontro con Massimo D’Alema deve essere valutato anche in rapporto a quello di 24 ore prima che ha visto Matteo Renzi protagonista al teatro Comunale di Caserta.  Il sindaco di Firenze vince ai punti, calato pienamente nella politica 2.0 fatta di immediatezza e comunicazione studiata in ogni minimo dettaglio. Il suo è uno show. Dice e non dice ma, impegnandosi pubblicamente a risollevare le sorti di alcuni servizi fondamentali, fa sentire chi lo ascolta vicino ad un potenziale premier.  Rompe, in pratica, con la liturgia del grande statista che appare un gradino più in alto di chi lo ascolta. Ma Renzi sbaglia quando fa della rottamazione una questione anagrafica. La classe dirigente del Pd e di tutta la sinistra italiana andrebbe valutata per quanto prodotto dopo la Bolognina. La conclusione, probabilmente, sarebbe la stessa e l’invito a farsi da parte potrebbe poggiare su basi ancor più solide.

Angelo Golia

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