Sono state definite le indagini su due casi di truffa riguardanti l`indebita percezione di emolumenti pensionistici, riferibili a due persone decedute, una nel 1990 e l`altra nel 1998, da parte dei figli.

Gli accertamenti sono stati indotti partendo dalla data di nascita delle persone morte, una risalente al 1910 e l`altra al 1919, dalle quali si poteva desumere un`età di 102 anni, per la prima, e di 93 anni, per la seconda. Nel primo caso, la persona intestataria della pensione, una donna, era emigrata all`estero, unitamente al proprio figlio, nel 1988; quest`ultimo, nel 2008, aveva presentato, all`Ente erogante gli emolumenti pensionistici, un`attestazione di esistenza in vita della madre, ottenendo, così, la continuazione degli accreditamenti delle somme, su un conto corrente di una banca estera. Gli approfondimenti investigativi, condotti con la collaborazione di organismi di polizia della stato estero, in cui la donna risultava emigrata, hanno confermato i sospetti sulla genuinità del documento, afferente l`esistenza in vita della presunta “ultracentenaria”, risultato materialmente falso; l`anziana signora, infatti, come comprovato dal relativo certificato di morte, era deceduta nel 1990, all`età di 80 anni. Si è potuto appurare, così, che nei 22 anni trascorsi dalla morte della donna, il figlio, iscritto all`Anagrafe degli Italiani Residenti all`Estero di un Comune della provincia di Genova, aveva percepito, illecitamente, truffando lo Stato Italiano, oltre 150mila euro, importo corrispondente alla sommatoria delle pensioni erogate nel tempo.

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