“Siamo arrivati in fondo”. In questo modo il ministro Corrado Clini esprime la sua soddisfazione per la chiusura della procedura di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell’Ilva di Taranto. Ma l’azienda solleva perplessità sui costi degli interventi e sul rischio di minore competitività in Europa e perciò pone “riserve” alle prescrizioni. La nuova Aia, osserva il ministro, rappresenta “una svolta non solo per l’impresa ma per le amministrazioni pubbliche”.
Le misure richieste sono “severe e puntuali” e “corrispondono a precisi obiettivi, indicati dall’applicazione delle nuove tecnologie indicate dall’Europa”. Il provvedimento, annuncia il ministro, “sarà operativo tra qualche giorno, dopo la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta ufficiale”. Il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante ha però dubbi sulle prescrizioni: “Noi abbiamo posto delle riserve che riguardano la sostenibilità economica e tecnica del parere della commissione”; inoltre l’Ilva – avrebbe espresso – “una riserva a poter accogliere e attuare le disposizioni in assenza della piena disponibilità dei beni”. Il ministero dello Sviluppo economico pur approvando il documento avrebbe chiesto una “verifica sulla compatibilità economica degli interventi” da parte dell’azienda, tra cui la parte “più importante” che riguarda “la copertura dei parchi”. Dagli enti locali – Regione, Provincia e comuni di Taranto e Statte – è arrivato invece un triplice via libera. “La regione ha sposato il parere tecnico con una delibera di giunta – dice Lorenzo Nicastro, assessore all’Ambiente della regione Puglia – formulando 10 prescrizioni che riguardano per lo più la salute della popolazione”. Nicastro ha chiesto anche che una volta finita la valutazione del danno sanitario, in caso di criticità rilevanti, questo entri a far parte dell’Aia in un successivo riesame. Ippazio Stefano, sindaco di Taranto, si è riservato un limite di tre mesi per verificare l’attuazione delle misure richieste per la città: “Se Taranto dopo questo periodo non verificherà la svolta di risanamento dell’impresa e gli impegni del governo, noi ritireremo questa fiducia”. Per Gianni Florido, presidente della provincia tarantina, il documento dell’Aia: “é una rivoluzione, e l’Autorizzazione si è dimostrata uno strumento che ha avvicinato un po’ tutti, uno strumento così rigoroso che l’Ilva ha accolto freddamente”. I tecnici del ministero hanno anche ascoltato le associazioni: per Stefano Ciafani di Legambiente è necessario anticipare la chiusura dell’Altoforno 5 e fare qualche passo in avanti soprattutto per rispondere alla Magistratura; per il Wwf “i dati sugli inquinanti sono calcolati in termini virtuali e non effettivi” e sembrano effettuati “su misura per l’azienda”. Tra le altre associazioni audite Peacelink, che ha stilato un decalogo di “cose che non vanno nell’Aia” e Cittadinanza attiva, preoccupata che la nuova Aia sia orientata più sulla produzione che sulla salute. Il ministro Clini ha ricordato infine che “ora l’azienda ha in mano la nuova Autorizzazione all’esercizio degli impianti alle nostre condizioni” e si è augurato che l’autorità giudiziaria ne tenga conto. Intanto però sull’Ilva è caduta un’altra tegola giudiziaria: il patron dell’azienda Emilio Riva e i direttori finanziario e fiscale dell’azienda, secondo quanto si legge sul Corriere della Sera oggi, hanno ricevuto un ‘avviso a conclusione delle indagini’ dalla Procura di Milano in cui viene contestato loro e a un dirigente della Deutsche Bank di Londra, di aver frodato il fisco di ben 52 milioni di euro, creando elementi passivi fittizi per pagare meno tasse. L’azienda siderurgica ritiene però di aver già trovato un’intesa con il Fisco e colloca le operazioni contestate nell’alveo delle “ottimizzazioni fiscali”.