Il Pdl non ha più “alibi”: “fino a ieri dietro Berlusconi si nascondevano tutti. Ora quale politica farà il Pdl? Quale rapporto avrà con il governo Monti”. Se lo chiede Pier Ferdinando Casini in una lunga intervista al Messaggero in cui sottolinea che “il cammino della responsabilità nazionale non va interrotto”, convinto che dopo le elezioni “la realtà imporrà governi di grande coalizione”. “Ho sempre detto che la premessa di ogni dialogo produttivo tra moderati fosse che chi li aveva divisi si facesse da parte – spiega il leader dell’Udc. – Non ne ho mai fatto un problema personale con Berlusconi, ho sempre sollevato una questione politica. Oggi la strada è aperta a un confronto serio sui contenuti.

Ma populismo e promesse fiscali non fanno parte del codice genetico di un popolarismo europeo che rifiuta la demagogia e si pone il problema della responsabilità e del governo del Paese”. Per Casini, le primarie sono un “gioco” che nasconde “una realtà di forte divisione”. “Ne ha bisogno il Pd che vede un abisso tra Renzi e Vendola – dice. – Ne ha bisogno il Pdl, in quanto tra il populismo della Santanché e il raziocinio di Alfano c’é di mezzo un mare”. “La Lista per l’Italia è un presupposto” per governi di grande coalizione, afferma Casini, “se altri vorranno concorrere a questo tentativo non saremo impermeabili”. “Un conto è creare una cosa nuova – precisa, – un altro è chiedere all’Udc di associare i suoi destini al Pdl. Grazie, abbiamo già dato”. Le elezioni regionali in Sicilia, aggiunge, saranno una cartina al tornasole per l’impatto di Grillo: “la vera questione non sarà tanto chi vince, ma quanto sarà cresciuto l’astensionismo e quanti voti prenderà il Movimento 5 stelle”. “Montismo non vuol dire mutismo” e per questo Casini sulla legge di stabilità rimarca il no all’aumento dell’Iva, no al taglio delle detrazioni, sì a uno sgravio per le famiglie con figli, e Irpef da riordinare.

 

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